Il Montepulciano teramano alla conquista di Brasile e Asia
Il consorzio che produce l’unica Docg d’Abruzzo rielegge presidente Alessandro Nicodemi, che svela: «Con 75 associati raggiungiamo le 900mila bottiglie: siamo ancora piccoli ma in continua crescita»
TERAMO. Nato ormai 10 anni fa, il marchio “Colline teramane” rappresenta l’unica Docg in Abruzzo. Uno dei padri del vino che sta tentando di conquistarsi uno spazio e un nome a livello internazionale è Alessandro Nicodemi, appena riconfermato - per la terza volta - alla guida del consorzio di tutela del Montepulciano d'Abruzzo Docg “Colline Teramane”. Il Cda, in cui sono entrati tre nuovi produttori - Antonello Savini, Corrado de Angelis Corvi e Massimo Santone - oltre ai riconfermati Enrico Cerulli Irelli (vice presidente) Gianluca Galasso, Rocco Cipolloni, Marco Scarinci e Gaspare Lepore, l’ha eletto all’unanimità.
Negli ultimi 6 anni i soci del consorzio - che comprende quasi tutto il territorio della provincia di Teramo, per un totale di 31 comuni - sono aumentati, passando dai 52 del 2006 ai 75 del 2013 con una rappresentatività delle bottiglie Docg prodotte del 90%. Il consorzio nel 2012 ha prodotto 9.800 quintali di uva Docg, per un totale di vino denunciato di circa 6.800 ettolitri pari più o meno a 900mila bottiglie. Il mercato di riferimento del Montepulciano Docg è per il 60% nazionale, anche se sono in continua crescita le esportazioni. I partner maggiori sono Germania e Stati Uniti (per il 30%) ma il consorzio è anche alla conquista di nuovi mercati come Brasile ed Est asiatico (10%).
E su questo fronte è importante la collaborazione con il consorzio Vini d'Abruzzo. «Grazie anche al fattivo contributo del presidente Tonino Verna», spiega Nicodemi, «abbiamo sviluppato un importante piano di comunicazione e promozione che vede la partecipazione congiunta a rilevanti fiere nazionali ed estere: ad esempio abbiamo partecipato insieme al Wine expo a Bordeaux appena 10 giorni fa. Certo, i nostri numeri sono ancora piccoli, ma costantemente in crescita: è un dato molto confortante dovendo considerare che il posizionamento alto di mercato di un vino cru certo non è stato favorito dalla sfortunata congiuntura economica che ormai viviamo da anni». Nicodemi parla di modificazioni profonde nel comparto vitivinicolo, negli ultimi 20 anni. Ad esempio i consumi di vino pro capite sono diminuiti, ma non di quelli di qualità. «Un chiaro segnale di una domanda sempre più selettiva dei consumatori», osserva, «così come sono cambiati i gusti. Quando venne approvato il disciplinare della nostra Docg, ad esempio, i gusti erano diversi, su questi noi produciamo un vino invecchiato 2 anni e uno invecchiato 3, chiamato “riserva”. Il nostro prossimo obiettivo è riuscire a cambiare il disciplinare, riducendo l’invecchiamento del primo vino a un anno. Il mercato adesso chiede infatti vini più freschi e fruttati. Manterremo la “riserva” per chi vuole i più strutturati. Ma sarà un’operazione lunga: dobbiamo acquisire il parere del ministero e poi deciderà Bruxelles».Una revisione del disciplinare già c’è stata: «siamo primi e unici in regione: la resa non è più rapportata agli ettari ma al numero di piante, come i disciplinari di produzione dei vini di maggior qualità», ricorda Nicodemi nel bilancio dell’attività svolta che vede, fra l’altro, una stretta collaborazione con l’università di Teramo. In attesa del vino più beverino - ma sempre di gran qualità- non si può non chiedere al presidente-vinificatore che si prevede per la vendemmia 2013. «Se si alzeranno le temperature l’annata promette bene. Ma se continuerà il maltempo, sarà un punto interrogativo. Tenendo conto che molti di noi hanno subito ingenti danni per le grandinate di maggio e giugno», conclude.
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