PINETO
Il Wwf: «No ai fanghi del porto di Ortona vicino al parco del Cerrano»
La richiesta del delegato del Wwf Abruzzo: «Studi scientifici e progetto tengano conto della presenza dell'area protetta»
PINETO. I fanghi dragati dal porto di Ortona non dovranno essere scaricati in mare vicino all’area marina protetta del Cerrano. La richiesta viene dal Wwf Abruzzo che nel presentare le proprie osservazioni sull’argomento al comitato di coordinamento regionale per la valutazione di impatto ambientale parla di ben 342mila metri cubi di fanghi provenienti dai lavori di escavazione e approfondimento dei fondali del porto di Ortona che dovranno essere scaricati nei pressi del sito di importanza comunitaria (Sic) della Torre del Cerrano (Pineto) il cui perimetro coincide con quello della omonima Area marina protetta. Il Wwf contesta in particolare il fatto che non siano stati presentati a corredo del progetto studi sufficientemente approfonditi sulle possibili conseguenze di un tale sversamento, ad appena 6 chilometri dal confine dell’area protetta e soltanto a 2,5 chilometri dal margine della zona contigua. «Il Sic e la coincidente Amp», si lege in una nota dell’associazione ambientalista, «sono stati creati a tutela di habitat e di specie di particolare rilievo ed è fondamentale valutare le possibili conseguenze di ogni intervento prima di attuarlo». Il progetto del dragaggio del porto di ortona, fa notare il Wwf, prevede l’installazione di stazioni di monitoraggio nella zona di dragaggio, ma non ne prevede neppure una in quella di sversamento. Una mancata precauzione, a giudizio degli ambientalisti, che non tiene conto del fatto che ’area è frequentata da specie importanti come, aa esempio, la tartaruga comune Caretta caretta e il delfino tursiope Tursiops truncatus. «Né può essere accettabile», sostengono ancora gli ambientalisti, « giustificare la scelta con il fatto che nello stesso sito erano già stati sversati nel 2011 materiali dragati dal porto di Pescara. Le quantità interessate allora erano infatti enormemente inferiori (72.621 metri cubi a fronte degli attuali 342.694) e vennero prese migliori cautele con un apposito piano di monitoraggio. Da tener presente poi che da allora a oggi è stato istituito il Sic del Cerrano».
«Il Wwf», sintetizza il delegato per l’Abruzzo Luciano Di Tizio, «chiede che gli studi scientifici a corredo del progetto e quindi il progetto stesso tengano conto delle criticità che abbiamo evidenziato valutando ogni possibile conseguenza ambientale prima di agire. Il mare è una risorsa troppo preziosa per poterlo impunemente maltrattare. Per questo ci tengo ad aggiungere che, al di là delle osservazioni che abbiamo presentato su questa specifica vicenda, sui porti è la scelta politica che in Abruzzo si persegue a essere profondamente sbagliata. Si punta a una proliferazione degli approdi, in particolare quelli turistici, nella illusoria speranza che un porticciolo possa fungere da volano per l’economia locale, con l’unico concreto risultato di dover disperdere i fondi in mille rivoli, insufficienti a risolvere i problemi. Servirebbero invece programmazione e indirizzi precisi, con indicazioni di priorità e di esigenze, senza dimenticare le “vocazioni” dei territori. Unire le forze concentrando i finanziamenti su poche strutture di qualità, con benefici sia per l’ambiente che per l’economia: è questa la scelta vincente, ma si tratta purtroppo di una strategia che cozza con l’autolesionistico campanilismo che attanaglia l’Abruzzo e che politici miopi continuano pedissequamente a cavalcare alla ricerca di facili consensi, a dispetto degli interessi reali della regione».