a campli

Immigrati, la curia teramana apre un centro di accoglienza

Sarà allestito nel convento dei cappuccini non più utilizzato per scopi religiosi. Il vescovo Michele Seccia: «Solidarietà anche dopo le stragi di Parigi»

«Non si può fermare la storia, la vita, le iniziative per paura del terrrorismo, si va avanti». Un richiamo al coraggio ma anche al superamento degli allarmismi arriva dal vescovo della diocesi di Teramo e Atri Michele Seccia, che proprio alla vigilia del Giubileo e delle iniziative collaterali che coinvolgono le tappe abruzzesi, ha sentito la necessità di rassicurare la comunità dei fedeli. E proprio per mitigare la tensione e dimostrare che la solidarietà non viene meno neanche nei momenti più difficili, il vescovo Seccia ha annunciato che proprio nei prossimi giorni aprirà a Campli un punto di accoglienza per i migranti e per le persone in difficoltà.

«Si tratta di frutto concreto di solidarietà a cui il Papa ci sta richiamando nell’anno della misericordia», ha affermato il vescovo a margine della presentazione delle nuove iniziative del centro giovanile Kairos (di cui parliamo nell’articolo a fianco).

«Alcune strutture del territorio che non sono più utilizzate per l’attività religiosa», ha aggiunto il vescovo, «le stiamo riconvertendo per metterle a disposizione della collettività con finalità benefiche. In questi giorni stiamo definendo gli ultimi dettagli con la comunità Giovanni XXIII e i Cappuccini d’Abruzzo per mettere a disposizione il convento di Campli che verrà trasformato in un centro di accoglienza».

Parole di pace quelle che ha voluto pronunciare Seccia in un momento in cui la collettività, dopo la paura suscitata dalle stragi di Parigi, si interroga e chiede di elevare il livello di sicurezza e di vigilanza anche in Abruzzo, in previsione di un afflusso molto importante di pellegrini per il Giubileo. Questo è dovuto sia per la nostra vicinanza a Roma che per la presenza di luoghi culto e di turismo religioso importanti, in particolare il santuario di San Gabriele dell’Addolorata di Isola del Gran Sasso, che attira oltre un milione e mezzo di pellegrini ogni anno ed è stato individuato come unica porta giubilare della diocesi di Teramo. Non meno trascurabili inoltre le iniziative che riguarderanno il santuario della Madonna delle Grazie, il duomo o la chiesa di Sant’Anna. Ma l’apprensione che serpeggia tra i fedeli e le comunità della diocesi è palpabile. «Il mio auspicio», ha detto ancora Seccia, «è quello di che non si crei allarmismo e che non si intraveda ovunque la possibilità di saltare in aria perché se dobbiamo prendere con molta serietà ciò che è avvenuto allora mi viene da fare una considerazione amara: ora che siamo stati colpiti “noi” sembra che apriamo gli occhi. Ma in Nigeria, in Iraq c’è gente che sta morendo da anni solo perché i fedeli vanno a messa la domenica. E a volte gli organi di informazione nemmeno ne parlano. Non c’è un primo, un secondo, un terzo o un quarto mondo in quella logica dello scarto che Papa Francesco sta evidenziando da tempo». «Non voglio essere superficiale», conclude il vescovo, ma per quel che conosco la situazione dell’accoglienza in provincia, le persone che incontriamo, le comunità che ho visitato, non ho avuto l’impressione di persone violente. Poi i violenti possono nascondersi dappertutto. In questo momento mi preme esprimere certamente solidarietà per le vittime che ci si sono non solo a Parigi ma ovunque, ma anche esprime solidarietà a coloro che oggi vengono guardati con sospetto e magari sono più buoni di me. Dobbiamo essere attenti a non seminare allarmismo anche perché d’altra parte non possiamo fermare il mondo».

Marianna De Troia

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