La conferenza stampa in questura sull'inchiesta sfociata in dieci arresti (foto Giampiero Marcocci)

TERAMO

In dieci arrestati per la droga dietro le sbarre

Detenuti e familiari raggiunti dall'ordinanza di custodia con l'accusa di aver fatto entrare stupefacenti nel carcere di Castrogno

TERAMO. Sfocia in dieci arresti maxi indagine della polizia volta a contrastare l’ingresso della droga in carcere. Le ordinanze sono state eseguite nei confronti di detenuti e loro familiari accusati di far entrare la sostanza stupefacente dietro le sbarre del Castrogno. Sei detenuti sono rinchiusi nella casa circondariale Teramo, uno nel carcere di Viterbo e a un altro in quello di Pescara. Due ordinanze, invece, hanno riguardato indagati in libertà, familiari di reclusi.

L’inchiesta è del sostituto procuratore Enrica Medori, le ordinanze sono state firmate dal gip Lorenzo Prudenzano. Numerose le perquisizioni effettuate nel Teramano, nel Chietino (Francavilla) e specificatamente nelle case circondariali di Teramo, Viterbo, Pescara e Roma Rebibbia. Tante, inoltre, le denunce. Sotto accusa sono finiti italiani e stranieri, in particolare albanesi.

Il carcere teramano di Castrogno

In una conferenza stampa in questura è stato spiegato che tutto è iniziato da un malore in cella di un detenuto del carcere di Teramo al rientro da un’uscita premio: i forti dolori addominali quindi i controlli e la scoperta di 90 grammi di eroina divisi in ovuli: "La succesiva attività di indagine ha fatto emergere una vera e propria rete di spaccio tra detenuti: protagonista del tutto un nucleo familiare forte della stretta collaborazione malavitosa con una famiglia, non italiana, che dall’esterno gestiva roba e destinazione". La droga veniva pagata attraverso ricariche di post pay dai familiari dei detenuti. Più episodi, correlati tra di essi e non, hanno quindi portato la polizia a ricostruire passaggi, spaccio e responsabili.

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