Isola, giovane chef di 25 anni muore stroncato da una malattia
Fabio Di Carlo era andato a curarsi anche in America. Oggi l’ultimo saluto nella frazione di Trignano Il ricordo degli amici: «Ha lottato fino all’ultimo, il suo sorriso non lo dimenticheremo mai»
ISOLA DEL GRAN SASSO. Sognava di diventare uno chef famoso, di giocare a bocce, di viaggiare. Sognava la vita perchè a 25 anni la morte è un inaccettabile imprevisto nell’affollata quotidianità di progetti e sfide. Fabio Di Carlo ha lottato fino all’ultimo contro il male che qualche anno fa aveva scoperto per caso, mentre giocava a pallone. Poi i controlli, le cure fino in America, i farmaci sperimentali in una corsa contro il tempo. E Fabio, raccontano gli amici, sempre ottimista, sorridente, pronto a farsi forza e a fare forza a tutti. Fino all’alba di ieri quando questo ragazzo di Isola dagli occhi vispi e con il sorriso stampato sul volto se n’è andato per sempre.
Raccontano gli amici che non ha mai smesso di lottare e basta guardare il suo profilo Facebook per rendersene conto. Scriveva a luglio: «Anche se non va tutto nel modo giusto bisogna esserlo sempre...felice». Felice quando cucinava con i suoi insegnanti del Di Poppa, felice quando giocava a bocce (aveva conquistato anche un titolo regionale), felice quando c’erano le serate con gli altri, quando faceva una passeggiata, quando progettava un viaggio, quando stava con mamma Franca e papà Graziano, con il fratello Nicola. «Ha affrontato la malattia con coraggio», dice un familiare, «anche quando è andato negli Stati Uniti per sottoporsi ad una visita medica e poi iniziare una cura sperimentale». E se i social oggi raccontano allora si può quasi toccare con mano il dolore di chi lo conosceva. Scrive un’ amica: «Sei stato un esempio di forza per tutti, non ti sei mai scomposto, non ti sei mai lamentato, non ti sei mai buttato giù. Il tuo sorriso ti precedeva e quando si parlava della tua storia hai sempre mostrato una grandissima tenacia. Sei un ragazzo pieno di valori e credo che nessuno mai possa scalfire ciò che hai insegnato, nemmeno la morte. Perché nonostante questa oggi ti abbia portato via tu l'hai combattuta con dignità e con una voglia di vivere allucinante. Sei in un posto migliore, non può che essere così». Oggi alle 11 a Trignano, la frazione di Isola in cui abitava, l’ultimo saluto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Raccontano gli amici che non ha mai smesso di lottare e basta guardare il suo profilo Facebook per rendersene conto. Scriveva a luglio: «Anche se non va tutto nel modo giusto bisogna esserlo sempre...felice». Felice quando cucinava con i suoi insegnanti del Di Poppa, felice quando giocava a bocce (aveva conquistato anche un titolo regionale), felice quando c’erano le serate con gli altri, quando faceva una passeggiata, quando progettava un viaggio, quando stava con mamma Franca e papà Graziano, con il fratello Nicola. «Ha affrontato la malattia con coraggio», dice un familiare, «anche quando è andato negli Stati Uniti per sottoporsi ad una visita medica e poi iniziare una cura sperimentale». E se i social oggi raccontano allora si può quasi toccare con mano il dolore di chi lo conosceva. Scrive un’ amica: «Sei stato un esempio di forza per tutti, non ti sei mai scomposto, non ti sei mai lamentato, non ti sei mai buttato giù. Il tuo sorriso ti precedeva e quando si parlava della tua storia hai sempre mostrato una grandissima tenacia. Sei un ragazzo pieno di valori e credo che nessuno mai possa scalfire ciò che hai insegnato, nemmeno la morte. Perché nonostante questa oggi ti abbia portato via tu l'hai combattuta con dignità e con una voglia di vivere allucinante. Sei in un posto migliore, non può che essere così». Oggi alle 11 a Trignano, la frazione di Isola in cui abitava, l’ultimo saluto.
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