TERAMO / LA STORIA A LIETO FINE
Marina, guarita dal Covid: «Sono nata un’altra volta»
Il caso di una 43enne avvocatessa di Montorio per un mese in Rianimazione. «Sono stata intubata e ho avuto paura di non rivedere più i miei tre figli»
MONTORIO. C’è un Natale che brilla più degli altri a Montorio al Vomano: è quello di Marina Di Carlo, avvocatessa di 43 anni che ha sconfitto il Covid dopo quasi un mese di rianimazione e poche speranze di potercela fare. Una seconda vita per la donna che è rinata due volte: dopo una malattia che l’ha colpita anni fa e dopo il coronavirus che è entrato in punta di piedi nella sua felice esistenza, scatenando tutta la sua potenza distruttrice. Due battaglie contro due nemici spietati che "la guerriera", come la chiamano affettuosamente, ha affrontato con la sua forza e ne è uscita vincitrice.
Tutto è cominciato a metà ottobre quando la routine di una mamma e di una professionista si è fermata. In quei giorni ho iniziato a provare un senso di stanchezza anomalo che aumentava con le ore», racconta, «e ho scoperto di aver contratto il Covid. Ho subito avvertito le persone con cui avevo avuto contatti, ma il peggio era dietro l’angolo e presto me ne sono accorta». L e condizioni sono peggiorate soprattutto per la respirazione ed è stata ricoverata nell’ospedale di Teramo. «Le cure non facevano effetto e stavo sempre più male e così, con il supporto della dottoressa Maria Rosaria Autore, ho dato l’ok per l’intubazione e da lì, per me, c’è stato solo silenzio e niente più» racconta. L’ultimo pensiero di mamma Marina, prima di entrare nella stanza dei macchinari della rianimazione, è andato ai figli: Giorgia di 18 anni, Francesco 11 ed Eleonora 6. «La mia paura più grande è che potessi lasciarli», prosegue, «e la mia gioia più grande è stata, al risveglio, rivederli e riabbracciarli».
Più di tre settimane trascorse tra bollettini medici dai responsi poco incoraggianti e con la speranza delle tante persone di Montorio e di tutta la provincia che si sono strette, seppur a distanza, attorno a Marina e alla sua famiglia. Una famiglia che ha tramutato il dolore in coraggio e che ogni giorno le ha fatto arrivare il proprio amore: il compagno Francesco con versi e canzoni, i figli con messaggi e disegni e la mamma Elisa con tanta preghiera. I suoi appelli al raccoglimento hanno coinvolto la comunità cattolica e quella islamica di Teramo e Alba. La vita di Marina, piano piano, è rifiorita e finalmente è arrivata la bella notizia che tutti aspettavano: il nemico si era arreso. Dalla rianimazione Covid è stata spostata nell’altra. «Quello è stato il giorno più bello della mia vita», dice commossa, « io non ricordavo nulla, ma ho provato a immaginare la grande sofferenza delle persone a me care in tutti quei giorni. Mi sono sentita viva, per la seconda volta, e una miracolata. Grazie alle mani sapienti dei medici e quella del Signore sono rinata. Ringrazio tutto il personale del reparto di terapia intensiva che è stato fantastico per professionalità e umanità e rappresenta un'eccellenza e tutte le persone che ci sono state vicine. Negare l’esistenza del Covid non serve. È un virus che può uccidere e non bisogna abbassare la guardia. Finalmente la porta che i miei cari guardavano sempre sperando di vedermi rientrare, si è aperta e la mia casa, con il mio ritorno, si è trasformata in un castello dove mi sento, con la mia amata famiglia e con una nuova vita, una regina e dove trascorrerò un Natale indimenticabile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Tutto è cominciato a metà ottobre quando la routine di una mamma e di una professionista si è fermata. In quei giorni ho iniziato a provare un senso di stanchezza anomalo che aumentava con le ore», racconta, «e ho scoperto di aver contratto il Covid. Ho subito avvertito le persone con cui avevo avuto contatti, ma il peggio era dietro l’angolo e presto me ne sono accorta». L e condizioni sono peggiorate soprattutto per la respirazione ed è stata ricoverata nell’ospedale di Teramo. «Le cure non facevano effetto e stavo sempre più male e così, con il supporto della dottoressa Maria Rosaria Autore, ho dato l’ok per l’intubazione e da lì, per me, c’è stato solo silenzio e niente più» racconta. L’ultimo pensiero di mamma Marina, prima di entrare nella stanza dei macchinari della rianimazione, è andato ai figli: Giorgia di 18 anni, Francesco 11 ed Eleonora 6. «La mia paura più grande è che potessi lasciarli», prosegue, «e la mia gioia più grande è stata, al risveglio, rivederli e riabbracciarli».
Più di tre settimane trascorse tra bollettini medici dai responsi poco incoraggianti e con la speranza delle tante persone di Montorio e di tutta la provincia che si sono strette, seppur a distanza, attorno a Marina e alla sua famiglia. Una famiglia che ha tramutato il dolore in coraggio e che ogni giorno le ha fatto arrivare il proprio amore: il compagno Francesco con versi e canzoni, i figli con messaggi e disegni e la mamma Elisa con tanta preghiera. I suoi appelli al raccoglimento hanno coinvolto la comunità cattolica e quella islamica di Teramo e Alba. La vita di Marina, piano piano, è rifiorita e finalmente è arrivata la bella notizia che tutti aspettavano: il nemico si era arreso. Dalla rianimazione Covid è stata spostata nell’altra. «Quello è stato il giorno più bello della mia vita», dice commossa, « io non ricordavo nulla, ma ho provato a immaginare la grande sofferenza delle persone a me care in tutti quei giorni. Mi sono sentita viva, per la seconda volta, e una miracolata. Grazie alle mani sapienti dei medici e quella del Signore sono rinata. Ringrazio tutto il personale del reparto di terapia intensiva che è stato fantastico per professionalità e umanità e rappresenta un'eccellenza e tutte le persone che ci sono state vicine. Negare l’esistenza del Covid non serve. È un virus che può uccidere e non bisogna abbassare la guardia. Finalmente la porta che i miei cari guardavano sempre sperando di vedermi rientrare, si è aperta e la mia casa, con il mio ritorno, si è trasformata in un castello dove mi sento, con la mia amata famiglia e con una nuova vita, una regina e dove trascorrerò un Natale indimenticabile».
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