ALBA ADRIATICA

Morta colpita dal fulmine: "Ritardo inspiegabile nei soccorsi"

Nell'esposto della famiglia di Pamela Di Lorenzo si parla dell'ambulanza arrivata dopo 30 minuti e dell’assenza del defibrillatore più vicino. Espiantati gli organi, i funerali a Villa Fiore: lutto cittadino

 

ALBA ADRIATICA. Gli obbligati passaggi di un’inchiesta giudiziaria stabiliranno se ci siano state eventuali responsabilità. Ora c’è spazio solo per dolore e sconcerto. Perché la 42enne Pamela Di Lorenzo mordeva la vita come solo le mamme sanno fare: innamorata del figlio, del compagno, della sua famiglia. È morta nove giorni dopo che è stata colpita da un fulmine sulla spiaggia di Alba, a pochi metri da casa.

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La Procura indaga su eventuali ritardi nei primi soccorsi istituzionali dopo l’esposto del compagno con cui si chiede di fare chiarezza sull’intervento di ambulanze sul posto e sull’assenza di un defibrillatore. «A dire delle persone presenti», si legge a questo proposito nell’esposto dei familiari assistiti dall’avvocato Tiziano Rossoli, «l’arrivo dei sanitari, quelli del 118 con ambulanza, è avvenuto a circa 30 minuti dalla prima chiamata, con un ritardo che, oltre ad essere inspiegabile, di certo ha compromesso le funzioni vitali a cui, peraltro, si doveva andare ad aggiungere il fatto che non vi fosse la disponibilità del defibrillatore». Alla Procura si chiede di verificare «se la causa del decesso sia da attribuire a negligenze e ritardi nel soccorso, soprattutto in relazione al tempo trascorso in arresto cardiaco a causa del ritardo negli interventi».

Quella drammatica mattina la donna, conosciuta barista benvoluta da tutti, per quasi mezz’ora è stata sottoposta a interventi rianimatori con un lungo massaggio cardiaco eseguito da un turista mentre altri nel frattempo avevano avviato la ricerca di un defibrillatore visto che quello più vicino non era disponibile perché la postazione era sta momentaneamente spostata per i lavori sul lungomare. L’apparecchio usato, prima dal turista e poi da un infermiere appartiene a una postazione distante circa 500 metri dal posto in cui si trovava la donna. «Si chiede di verificare il ritardo nel soccorso», si legge a questo proposito nell’esposto, «anche a causa della mancata presenza di un defibrillatore rimosso da dove era stato allocato sul lungomare Marconi durante il lavoro di rifacimento del manto stradale nello spazio antistante lo stabilimento Copacabana e riposizionato solo dopo qualche giorno dall’infausto evento».

L’autopsia, eseguita ieri dal medico legale Giuseppe Sciarra (presente come consulente della famiglia il medico legale Michele Farinacci) dopo la donazione degli organi che salveranno sette vite, ha accertato che l’arresto cardiaco provocato dalla scarica elettrica ha determinato un’anossia (mancanza di ossigeno al cervello) con danni cerebrali irreversibili.

Venerdì 16 agosto alle 17, nella chiesa parrocchiale di Villa Fiore ad Alba Adriatica, l’ultimo saluto alla mamma: il Comune ha proclamato il lutto cittadino.
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