Corropoli

Omicidio Caldarelli, la coppia davanti al giudice. Alessia accusa il compagno: «Ha fatto tutto da solo, io non volevo»

25 Aprile 2025

Il delitto di Corropoli. La 26ene conferma la versione già data con la confessione che ha permesso di trovare il corpo: “Ho provato a bloccarlo mentre lo ammazzava ma non ci sono riuscita, ha minacciato anche me”

TERAMO. È il momento delle distanze e delle diversità. Sostanziali, presunte o reali. Perché con lo spettro di un processo per omicidio volontario e occultamento di cadavere, aggravante da ergastolo, le differenze diventano essenziali nel delineare profili di responsabilità. È la premessa da cui partire per fare la cronaca del nuovo interrogatorio della coppia di conviventi accusata di aver ucciso il 48enne dj di Isola Martino Caldarelli, adescato sui social, accoltellato dopo un ricatto sessuale e buttato in un laghetto di Corropoli. 

Il 41enne Andrea Cardelli si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice Lorenzo Prudenzano, mentre la 26enne Alessia Di Pancrazio ha confermato la confessione fatta nell’immediatezza del fermo di entrambi, con lei che ha fatto ritrovare il corpo, e ha aggiunto: «Io non sapevo che Andrea sarebbe venuto in camera da letto dove ero con Martino, ha fatto tutto da solo, lo ha ucciso da solo colpendolo a coltellate e poi con la pala. Io ho cercato di fermarlo, di bloccarlo, ma non ci sono riuscita. Ero terrorizzata perché lui ha minacciato di uccidere anche me». La donna (difesa dagli avvocati Tiziano Rossoli e Nazario Fabrizio Giuliani) ha detto anche che negli ultimi giorni avevano il timore di essere bloccati dai carabinieri e per questo si sono allontanati anche nella zona di Roma nel tentativo di far perdere le loro tracce, ma poi sono tornati indietro. 

Cardelli, dopo la confessione fatta nel primo interrogatorio di garanzia – riguardante un precedente caso di rapina e sequestro di persona sempre in coppia con la donna – e durante il quale ha ammesso di aver ucciso il dj con la sua compagna dicendo «abbiamo fatto tutto insieme», ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

Una scelta che il suo legale, l’avvocato Marco Cerioni, così ha spiegato: «Non rifuggiamo assolutamente il confronto con la pubblica accusa. Ma in questo momento il mio assistito non è in grado di rendere dichiarazioni che abbiano una loro coerenza. Ci riserviamo di chiedere presto un interrogatorio».

Nella ordinanza di custodia cautelare il gip non esita a definire la coppia «senza scrupoli e pericolosi, privi di una pur minima capacità di autocontrollo e in preda a un delirio violento e criminale». Secondo il giudice «le esigenze cautelari sono desumibili dalla stessa inaudita gravità dei fatti denotanti pesante disprezzo della vita e totale incapacità di dominare impulsi criminali sorti pochi giorni dopo la perpetrazione di altri gravi delitti (sequestro di persona, rapina e lesioni personali) peraltro in danno di persona affetta da invalidità». Il coltello usato per colpire la vittima non è stato ancora trovato: i due hanno detto che è stato buttato nelle campagne circostanti il casolare di Corropoli dove il dj è stato ucciso.

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