Parolisi: "Trattato come un detenuto di serie B"

Il caporal maggiore si sfoga con i suoi legali perchè non può ancora rivedere la figlioletta
TERAMO. «Mi sento un detenuto di serie B. Tutti possono vedere i figli in carcere. A me questo diritto continua ad essere negato». Sono le parole di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell'esercito rinchiuso a Castrogno con l'accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea.
Ieri mattina l'uomo ha ricevuto la visita dei suoi legali Nicodemo Gentile e Federica Benguardato (che lo difendondo insieme a Walter Biscotti). «Per lui è un supplemento di sofferenza e di sacrificio. E' una cosa che non è degna di uno stato civile», dicono Gentile e Benguardato, «noi abbiamo grande rispetto dei magistrati, apprezziamo e facciamo i complimenti alla struttura carceraria. Per il bene della bimba abbiamo cercato di evitare conflitti, ma oggi assistiamo ad un spiacevole rimbalzo di competente. Il risultato è che c'è un gioco al massacro che non va bene».
Il 2 dicembre il tribunale dei minori di Napoli ha stabilito che Parolisi può vedere la figlia ogni tre settimane, ma recentemente il giudice tutelare di Nola ha sospeso le visite stabilendo una consulenza psicologica per la piccola.
Tra oggi e domani, intanto, il gip Giovanni de Rensis si pronuncerà sulla richiesta di giudizio immediato presentato dalla procura nei confronti di Parolisi che, per l'accusa, resta l'unico colpevole. «E' una scelta ineccepibile sotto il profilo tecnico resa possibile dal codice», dice Gentile, «avremmo preferito che l'accusa venisse valutata nel corso di una udienza preliminare. Adesso aspettiamo il provvedimento del giudice, poi faremo le nostre scelte. Rimaniamo convinti, che senza prova evidente e in assenza delle motivazioni della Cassazione, la posizione di Parolisi non cambi. Per noi si si tratta di una indagine ricca di forzature». (d.p.)
Ieri mattina l'uomo ha ricevuto la visita dei suoi legali Nicodemo Gentile e Federica Benguardato (che lo difendondo insieme a Walter Biscotti). «Per lui è un supplemento di sofferenza e di sacrificio. E' una cosa che non è degna di uno stato civile», dicono Gentile e Benguardato, «noi abbiamo grande rispetto dei magistrati, apprezziamo e facciamo i complimenti alla struttura carceraria. Per il bene della bimba abbiamo cercato di evitare conflitti, ma oggi assistiamo ad un spiacevole rimbalzo di competente. Il risultato è che c'è un gioco al massacro che non va bene».
Il 2 dicembre il tribunale dei minori di Napoli ha stabilito che Parolisi può vedere la figlia ogni tre settimane, ma recentemente il giudice tutelare di Nola ha sospeso le visite stabilendo una consulenza psicologica per la piccola.
Tra oggi e domani, intanto, il gip Giovanni de Rensis si pronuncerà sulla richiesta di giudizio immediato presentato dalla procura nei confronti di Parolisi che, per l'accusa, resta l'unico colpevole. «E' una scelta ineccepibile sotto il profilo tecnico resa possibile dal codice», dice Gentile, «avremmo preferito che l'accusa venisse valutata nel corso di una udienza preliminare. Adesso aspettiamo il provvedimento del giudice, poi faremo le nostre scelte. Rimaniamo convinti, che senza prova evidente e in assenza delle motivazioni della Cassazione, la posizione di Parolisi non cambi. Per noi si si tratta di una indagine ricca di forzature». (d.p.)
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