Provincia tagliata, politici sotto accusa

Teramo Nostra: non ci hanno difeso. Ma Tancredi e Legnini assicurano: il decreto del governo può essere cambiato

TERAMO. Il decreto del governo che ufficializza la cancellazione della Provincia di Teramo per accorparla a quella dell'Aquila scatena malumori contro i politici teramani eletti in Regione e alParlamento.

La reazione più immediata e ferma, dopo gli interventi dei giorni scorsi di rappresentanti istituzionali e di varie categorie contrari alla soluzione che fino a venerdì era solo ipotetica, arriva da Teramo Nostra. «L'assetto geo-politico del nostro Paese e i confini dei nostri territori, costruiti nel corso dei secoli da epiche lotte di popolo e da assemblee costituenti», afferma l’associazione, «non possono essere ridisegnati disinvoltamente da Mario Monti e dai suoi ministri come al gioco del Monopoli». Teramo Nostra si schiera al fianco del presidente della Provincia Valter Catarra, a cui riconosce l'impegno profuso per evitare l'accorpamento all'Aquila. L'associazione propone la creazione di un comitato permanente di dissenso contro il decreto del governo e chiama in causa gli altri rappresentanti delle istituzioni. La critica maggiore è rivolta al governatore Gianni Chiodi che «non ha preso alcuna posizione a difesa della sua città d'origine». Alla mobilitazione sono chiamati anche i parlamentari e gli assessori e i consiglieri regionali che, secondo Teramo Nostra, finora non sono intervenuti per evitare la scomparsa della Provincia.

«Domani inizierà in parlamento l'esame degli emendamenti al decreto», replica il sentatore del Pdl Paolo Tancredi, «ed io presenterò i miei». Il parlamentare sottolinea che finora i criteri degli accorpamenti non sono stati ufficiali e che il provvedimento del governo potrebbe essere stravolto dal confronto alla Camera e in Senato. «Comunque non mi spaventa il fatto di perdere la Provincia», spiega, «anche perché fino a qualche settimana fa tutti volevano abolirla e ora sono contrari». Tancredi fa notare come l'accorpamento sia «il passo che precede la morte» di enti già svuotati di attribuzioni. Il vero problema, secondo il senatore, arriverà dopo, quando si dovranno tagliare altri enti, come prefettura, questura, agenzia del territorio, camera di commercio, Inps, vigili del fuoco, carabinieri e tanti altri che garantiscono servizi, occupazione e ricchezza del territorio. «Sarà necessario un meccanismo di compensazione», chiarisce, «non potrà andare tutto all'Aquiila, Pescara o Chieti: su questo faremo le barricate».

Anche il senatore del Pd Giovanni Legnini preannuncia modifiche al decreto del governo durante il dibattito parlamentare. «Se le Province sono da ridurre, va fatto con razionalità», osserva, «evitando accorpamenti a macchia di leopardo e non sostenibili». E' questa la posizione espressa da Legnini nel convegno sulla spending review organizzato dal Pd provinciale e tenuto ieri a Mosciano. Durante il convegno due amministratori locali dei Democratici, il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro e l’ex presidente della Provincia Ernino D’Agostino, hanno usato toni critici nei confronti della linea adottata dal partito a livello nazionale, sostenendo come sposare passivamente la linea dei tagli adottata da Monti allontani il Pd dalla gente, mentre la rabbia dei cittadini sempre più in difficoltà si riversa sui politici ad essi più vicini, cioè gli amministratori locali.

L'iniziativa del Pd è stata disertata da Rifondazione comunista. «Non abbiamo nulla da dire a coloro che, a livello nazionale», afferma il segretario provinciale Marco Palermo, «sostengono posizoni opposte alle nostre».

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