TERAMO

Simona suicida come la sorella un anno dopo. Il marito assolto: “Non furono maltrattamenti psicologici”

21 Dicembre 2024

Era accusato di maltrattamenti psicologici che avrebbero portato la donna al gesto estremo. Lui: «Ora un po’ di tranquillità per le mie figlie, resterà per sempre il dolore per la perdita di Simona»

TERAMO. «Oggi, dopo quasi cinque anni da incubo, le mie figlie possono guardare al futuro con più tranquillità. Ma niente e nessuno potrà mai cancellare il dolore per la morte di Simona»: le parole di Luca Amprino si muovono tra le ferite perché i fascicoli giudiziari declinano tragedie che nel tempo possono solo diventare più dolorose. Come quella di sua moglie Simona Viceconte, la 45enne piemontese che nel 2020 si tolse la vita nella sua abitazione teramana come 12 mesi prima aveva fatto la sorella Maura, ex olimpionica di maratona e di fondo.

Ieri mattina la Corte d’assise d’appello lo ha assolto perché il fatto non sussiste confermando la sentenza del tribunale teramano. Amprino, 54 anni, bancario, (difeso dagli avvocati Antonietta Ciarrocchi e Cataldo Mariano), in primo grado era stato assolto dall’accusa di maltrattamenti (psicologici) al termine di un rito abbreviato in cui la Pubblica accusa aveva chiesto per l’uomo una condanna a 10 anni. Secondo la Procura, che si era mossa sulla base di segnalazioni di amiche della donna, l’uomo avrebbe nel tempo inflitto alla moglie (tra i coniugi era in corso una separazione) maltrattamenti psicologici che avrebbero aggravato la sua condizione di fragilità fino a portarla al gesto estremo del suicidio. Accuse sempre respinte con forza dall’uomo e dalle due figlie (all’epoca minorenni) la cui testimonianza nel corso dell’inchiesta è stata acquisita in un incidente probatorio. Successivamente il pm titolare del fascicolo Enrica Medori ha impugnato in appello la sentenza di assoluzione e nell’udienza di secondo grado – che si è svolta ieri all’Aquila davanti alla corte presieduta da Aldo Manfredi (a latere Alessandra Grilli) – il procuratore generale Armando Mancini ha chiesto la condanna dell’uomo. Richiesta non accolta dalla Corte che ha confermato l’assoluzione di primo grado con la formula del fatto non sussiste. Le motivazioni tra novanta giorni.

Il giudice Lorenzo Prudenzano, che nel febbraio del 2022 ha pronunciato la sentenza di assoluzione di primo grado, in 31 pagine di motivazioni ha ricostruito fatti e circostanze partendo da una certezza: nei confronti della donna non c’è mai stato nessun maltrattamento né fisico né psicologico, nessuna privazione economica. «Reputa il giudicante che le dichiarazioni fornite dalle amiche della persona offesa le quali hanno concordemente rappresentato come la donna versasse in condizioni di sostanziale indigenza a causa delle privazioni economiche imposte dall’imputato», ha scritto, «non possono essere ritenute attendibili al fine di fondare un giudizio di responsabilità. Tali dichiarazioni, anzitutto, si appalesano non di rado generiche quanto alla descrizione delle condotte lesive tenute dall’imputato. Esse appaiono poi estrinsecamente contraddittorie laddove ragguardate alla luce di tutto il compendio probatorio offerto al giudicante. Esse, infine, non paiono prive di cenni di enfasi quando non di esagerazione nella ricostruzione delle condotte dell’imputato». E ha aggiunto: «Le figlie hanno categoricamente escluso che l’imputato fosse solito rivolgersi in modo volgare e denigratorio alla persona offesa, pur avendo ammesso che i litigi tra i genitori fossero da tempo all’ordine del giorno. Ritenere che possano aver mentito, durante la testimonianza resa in incidente probatorio, al (verosimile scopo di preservare o comunque alleggerire la posizione dell’imputato), appare frutto non già di inferenza logica bensì di semplice congettura e appare in obiettivo contrasto con quanto emerso dall’esito della perizia psicodiagnostica». Così difensori dell’uomo, gli avvocati Ciarrocchi e Mariano: «Il nostro assistito è stato assolto in due gradi di giudizio. Resterà per sempre il dolore per chi non c’è più». La mamma e il fratello della Viceconte si sono costituiti parte civile rappresentati dall’avvocato Martina Barnabei.

©RIPRODUZIONE RISERVATA