Tenta il suicidio a 19 anni: sofferente da tempo, era stato rimandato a casa più volte dal Pronto soccorso. Aperta un’inchiesta

Il giovane, depresso da tempo, era stato rimandato a casa più volte dal Pronto soccorso: sequestrate le cartelle mediche
TERAMO. Matteo, 19 anni, era depresso da tempo, e questa depressione sarebbe stata aggravata da una delusione d’amore. Negli ultimi giorni il suo stato psichico era peggiorato al punto che amici e familiari lo avevano portato più volte al pronto soccorso, ma dal Mazzini era sempre stato rimandato a casa. Giovedì sera aveva avuto anche un piccolo incidente stradale, forse legato all’assunzione di forti ansiolitici, era stato soccorso dal 118 e anche stavolta subito dimesso.
Venerdì sera scavalcando un balcone ha eluso la sorveglianza dei familiari, che lo tenevano d’occhio preoccupati che potesse compiere un gesto estremo, e dal quartiere San Benedetto di Colleatterrato, dove vive, è arrivato a Teramo. Qui intorno alle 23, mentre familiari e amici avevano cominciato a cercarlo per tutta la città, si è lanciato da ponte San Ferdinando davanti agli occhi di diverse persone di passaggio, ha fatto un volo di 15 metri ed è sopravvissuto, riportando però lesioni molto gravi soprattutto alla colonna vertebrale: lesioni che si teme possano renderlo invalido a vita.
Mentre Matteo giace in un letto del reparto di Rianimazione e tutti sperano che possa riprendersi appieno, la sua drammatica vicenda finisce in un fascicolo d’inchiesta della Procura aperto dal pubblico ministero Davide Rosati. Che, per ora, ipotizza l’istigazione al suicidio contro ignoti. Il magistrato ha disposto il sequestro del computer e del telefono cellulare del ragazzo, intanto con l’obiettivo di escludere che qualcuno lo abbia spinto a cercare di togliersi la vita (la terribile vicenda dello studente lancianese Andrea Prospero è troppo fresca per non essere tenuta in considerazione da un pm rigoroso come Rosati), e ha fatto sequestrare tutta la documentazione medica esistente sul 19enne, che in passato era stato anche ricoverato nel reparto di Psichiatria.
Il fatto che Matteo sia stato più volte rimandato a casa dopo essere stato portato nelle strutture sanitarie ha inevitabilmente scatenato il dibattito in città. L’avvocata e dirigente regionale del Pd Manola Di Pasquale ha scritto sui social: «Per te, Matteo, prego. Perché tu possa guarire. Perché la tua sofferenza e la tua storia ci costringa a guardare in faccia la realtà e ad agire, subito. Nel nostro territorio si moltiplicano i segnali di un malessere profondo: ragazzi in crisi esistenziale, in fuga da sé stessi, che cercano aiuto ma troppo spesso non lo trovano. Il sistema sanitario – e in particolare l’ambito della salute mentale – non è più in grado di rispondere in modo adeguato. Mancano medici, mancano centri specializzati, mancano posti nei reparti di psichiatria. Gli operatori sono al limite, e le famiglie vengono lasciate sole, senza strumenti. Serve un cambio di rotta. Servono investimenti concreti nella salute mentale, nei servizi territoriali, nel supporto alle famiglie. Serve una politica che sappia ascoltare e agire, prima che sia troppo tardi».
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