Teramo, 5 anni a pastore evangelicoper abusi sessuali su una 13enne
Condannando Eliseo Capriotti, 55enne teramano predicatore evangelico, a 5 anni e 6 mesi e ammenda di 100mila euro. In primo grado aveva avuto il doppio. La vittima era una adepta della comunità religiosa teramana
TERAMO. Il tribunale di Teramo lo aveva condannato a dieci anni per aver abusato sessualmente di una giovane adepta, all'epoca dei fatti appena 13enne. Ma i giudici della Corte d'appello dell'Aquila (presidente Fabrizia Francabandera, a latere Armanda Servino) hanno parzialmente riformato la sentenza di primo grado, condannando Eliseo Capriotti, 55enne teramano predicatore evangelico, a 5 anni e 6 mesi. Ridotto anche il risarcimento alla parte civile che passa da 200 a 100mila euro. Le motivazioni si conosceranno tra sessanta giorni. L'uomo era difeso dagli avvocati Gennaro Lettieri e Fabrizio Acronzio.
La ragazza, oggi madre, si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Ernesto Bucci, del foro di Taranto, che in merito alla sentenza d'appello dichiara: «La pena è stata ridotta non perchè la corte è scesa nel merito della questione, ma perchè il capo A delle imputazioni che comprendevano i reati più gravi si è prescritto per il decorso del tempo e conseguentemente questo ha comportato la riduzione della pena inflitta in primo grado. Vogliamo precisare che l'imputato non si è mai presentato in udienza per discolparsi. Ha disertato sempre il dibattimento e non ha rinunciato alla prescrizione a cui poteva rinunciare e quindi il risultato conferma che sia il tribunale di Teramo sia la Corte d'appello d'appello hanno ritenuto fondate e provate la accuse mosse dalla parte civile».
I fatti si sarebbero verificati tra il 1998 e il 1999 nella sede teramana del gruppo religioso, all'epoca una palazzina di via Pigliacelli. La vittima li ha raccontati personalmente in una drammatica udienza a Teramo. Ha ricordato di quando, 13enne e appena guarita da un tumore, venne mandata dai genitori nella comunità teramana. Qui, secondo il suo racconto, più volte avrebbe subito le attenzioni particolari di Capriotti, che un paio di volte avrebbe tentato di violentarla senza riuscirvi masturbandosi ripetutamente davanti a lei e spesso svegliandola durante la notte. L'accusato, secondo la vittima, l'avrebbe costretta al silenzio minacciandola in vari modi (prima «Se racconti qualcosa a qualcuno ti ammazzo», poi «Io sono un predicatore, se mi denunci non ti crede nessuno»). La tensione nella ragazza era salita al punto tale da procurarle un emiparesi e un ricovero nel reparto di neurologia.
Successivamente la giovane si allontana si dalla comunità teramana, riprende gli studi in Puglia e nel 2003 si sposa. Quando diventa madre, decide («perché anche mio figlio dovrà crescere nella comunità») di denunciare l'uomo. Ne parla ai familiari, racconta quello che è successo, li convince ad aiutarla. Raggiunge Teramo, contatta Capriotti, lo vede con un registratore acceso addosso e lo fa parlare. «Prega per me, ho sbagliato», le avrebbe detto l'uomo nel colloquio. Una registrazione diventata uno dei capisaldi dell'accusa, sottoposta anche ad una perizia. (d.p.)
La ragazza, oggi madre, si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Ernesto Bucci, del foro di Taranto, che in merito alla sentenza d'appello dichiara: «La pena è stata ridotta non perchè la corte è scesa nel merito della questione, ma perchè il capo A delle imputazioni che comprendevano i reati più gravi si è prescritto per il decorso del tempo e conseguentemente questo ha comportato la riduzione della pena inflitta in primo grado. Vogliamo precisare che l'imputato non si è mai presentato in udienza per discolparsi. Ha disertato sempre il dibattimento e non ha rinunciato alla prescrizione a cui poteva rinunciare e quindi il risultato conferma che sia il tribunale di Teramo sia la Corte d'appello d'appello hanno ritenuto fondate e provate la accuse mosse dalla parte civile».
I fatti si sarebbero verificati tra il 1998 e il 1999 nella sede teramana del gruppo religioso, all'epoca una palazzina di via Pigliacelli. La vittima li ha raccontati personalmente in una drammatica udienza a Teramo. Ha ricordato di quando, 13enne e appena guarita da un tumore, venne mandata dai genitori nella comunità teramana. Qui, secondo il suo racconto, più volte avrebbe subito le attenzioni particolari di Capriotti, che un paio di volte avrebbe tentato di violentarla senza riuscirvi masturbandosi ripetutamente davanti a lei e spesso svegliandola durante la notte. L'accusato, secondo la vittima, l'avrebbe costretta al silenzio minacciandola in vari modi (prima «Se racconti qualcosa a qualcuno ti ammazzo», poi «Io sono un predicatore, se mi denunci non ti crede nessuno»). La tensione nella ragazza era salita al punto tale da procurarle un emiparesi e un ricovero nel reparto di neurologia.
Successivamente la giovane si allontana si dalla comunità teramana, riprende gli studi in Puglia e nel 2003 si sposa. Quando diventa madre, decide («perché anche mio figlio dovrà crescere nella comunità») di denunciare l'uomo. Ne parla ai familiari, racconta quello che è successo, li convince ad aiutarla. Raggiunge Teramo, contatta Capriotti, lo vede con un registratore acceso addosso e lo fa parlare. «Prega per me, ho sbagliato», le avrebbe detto l'uomo nel colloquio. Una registrazione diventata uno dei capisaldi dell'accusa, sottoposta anche ad una perizia. (d.p.)
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