Teramo, fa a pezzi una donna: ergastolo cancellato in appello
A sorpresa, la Corte d'appello dell'Aquila ha annullato il carcere a vita per Romano Bisceglia, condannato in primo grado per l'omicidio di Adele Mazza e del vilipendio del cadavere della donna
TERAMO. Cancellato l'ergastolo al teramano accusato di aver ucciso e fatto in cinque pezzi l'ex compagna. A sorpresa, la Corte d'appello dell'Aquila ha annullato il carcere a vita per Romano Bisceglia, condannato in primo grado per l'omicidio di Adele Mazza e del vilipendio del cadavere della donna. La sentenza è stata letta questa mattina ma non se ne conoscono ancora le motivazioni. La Corte, però, ha dovuto valutare una serie di motivi del ricorso presentato dal difensore di Bisceglia, l'avvocato Barbara Castiglione.
E tra questi motivi ce n'era anche uno formale che però può aver innescato il clamoroso epilogo. E cioè che c'era una sostanziale difformità tra i nomi dei giudici popolari, seduti in primo grado accanto ai due giudici togati, e quelli riportati poi nella sentenza. Sarebbe bastato questo cavillo per azzerare un lungo processo terminato con la più pesante delle condanne cui si aggiungeva anche l'isolamento diurno dell'imputato ritenuto allora colpevole del più efferato dei delitti.
Adele Mazza venne ritrovata, fatta a pezzi e chiusa in sacchi della spazzatura, in una scarpata di via Franchi, alla periferia di Teramo e a poche centinaia di metri da via Arno dove abitava l'imputato e dove, secondo l'accusa, venne commesso il delitto. Proprio le tracce di sangue e del dna della vittima e dell'indagato, trovati sia nella vasca da bagno sia sul nastro adesivo che chiudeva i sacchi con i pezzi del cadavere, divennero l'accusa principale contro Bisceglia che, per ora, dovrà comunque restare rinchiuso in una cella del carcere di Teramo in attesa di essere processato per la seconda volta.
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