Teramo, sgominata la banda dei ladri d'auto in trasferta
Arrestati in sette: colpivano in Abruzzo, Marche e Puglia e facevano base a Cerignola dove i mezzi venivano smontati. I furti con la tecnica della centralina, un anno e mezzo di indagini, preso anche il "capo"
TERAMO. Un anno e mezzo di indagini, almeno 49 autovetture rubate per un valore di 600mila euro, intercettazioni e inseguimenti. Ma alla fine la banda dei ladri d'auto in trasferta è stata individuata e sgominata. Sono in sette, nei confronti dei quali è scattata l'ordinanza di custodia della Procura di Teramo agli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico. Sono tutti nomi e volti già noti alle forze dell'ordine, fra di essi c'è il presunto capo, anche lui pregiudicato residente a Cerignola (Fg): reclutava i gregari, pagava loro il compenso e provvedeva alla consegna del mezzo rubato ai diversi ricettatori pugliesi.
Cerignola era, ed è, la basa dove faceva riferimento la banda, qui sono state trasportate in autostrada le auto rubate lungo la costa in Abruzzo, Puglie e Marche: circa 80 gli episodi, per un valore stimato superiore al milione di euro, sui quali hanno lavorato i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Teramo e della Compagnia di Cerignola a partire da gennaio 2018 contro un fenomeno, quello dei furti d'auto con il trasferimento a Cerignola, sempre più dilagante. L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di innumerevoli furti di autovetture e ricettazione delle stesse o parti di esse.
I carabinieri hanno acquisito le immagini da sistemi di video sui luoghi dei furti e hanno subito individuato due giovani di Cerignola. La banda agiva con la tecnica della “centralina”, ruvabano cioé l'auto inserendo una centralina opportunamente modificata per poi scappare a forte velocità e fare ritorno verso la base di Cerignola. Qui i veicoli venivano cannibalizzati dei vari componenti, ed i telai dati alle fiamme o “tagliati”.
Secondo quanto emerso, il gruppo non aveva contatti con basisti sul territorio ma sapeva bene dove "colpire", prediligendo per comodità la dorsale adriatica sia per raggiungere gli obiettivi sia soprattutto per la vicinanza dell'A14 e della parallela Statale 16.