Teramo, si uccide in carcere la badante etiope condannata per l’omicidio di una collega
Nuova tragedia a Castrogno: la donna, 55 anni, si è impiccata in cella a un giorno di distanza dal suicidio di un detenuto pescarese. Doveva scontare 18 anni
TERAMO. Secondo suicidio nel giro di 24 ore nel carcere teramano di Castrogno, uno dei più sovraffollati d’Italia. Intorno alle 11, approfittando dell’assenza della compagna di cella, si è impiccata Tereke Lema Alefech, 55 anni, la badante etiope che nel marzo scorso è stata condannata a diciotto anni di reclusione con il rito abbreviato dalla Corte d'assise di Teramo per aver ucciso a sprangate, nell'ottobre del 2010, la collega eritrea Gabriella Baire, 62 anni, nel sottotetto di un condominio di via Pannella. L'avvocato dell'imputata, Maria Assunta Chiodi, aveva chiesto l'assoluzione per infermità mentale. Secondo la difesa, la perizia psichiatrica cui è stata sottoposta Tereke Lema Alefech - e che l'ha dichiarata capace di intendere e di volere - è stata inadeguata. Il suicidio della donna segue di un giorno quello del detenuto pescarese Mauro Pagliaro, 44 anni, che si è ucciso con le stesse modalità, impiccandosi alle inferriate della cella nella quale in quel momento si trovava da solo. Le due tragedie chiamano in causa i gravissimi problemi della casa circondariale teramana: il sovraffollamento (ci sono 430 reclusi a fronte di una capienza di 270), la carenza di personale (ci sono 178 agenti ma la pianta organica, vecchia di dieci anni, ne prevede 202) e l’inadeguatezza della struttura, che in questi giorni di grande caldo si trasforma in un autentico forno.
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