Teramo: usura bancaria, assolto il ministro Savona
Era imputato come ex presidente della Banca di Roma dopo la denuncia di due correntisti: per il gup il fatto non sussiste
TERAMO. Nel 2009 la Terza Repubblica non era nemmeno una ipotesi da futuri scenari socio-politici e Paolo Savona, economista dai più ritenuto euroscettico e il cui nome sarebbe diventato l’emblema di uno scontro senza precedenti tra il Quirinale da una parte e M5s e Lega dall’altra, era il presidente della Banca di Roma poi diventata Unicredit Banca di Roma. E in questa veste il neo ministro agli Affari Europei ieri mattina a Teramo è stato prosciolto dall’accusa di usura bancaria. Così ha stabilito il gup Roberto Veneziano (nella foto in basso) che lo ha assolto con la formula più ampia del fatto non sussiste (tra sessanta giorni le motivazioni del provvedimento).
I fatti per cui il pm Greta Aloisi aveva chiesto il rinvio a giudizio di Savona proprio nella sua veste di legale rappresentante della Unicredit Banca di Roma risalgono al 2009 e approdano sul tavolo della Procura dopo una causa civile avviata da due piccoli imprenditori teramani correntisti della banca (assistiti dall’avvocato Alessia Cognitti) che si oppongono ad un decreto ingiuntivo e citano l’istituto per usura bancaria, ipotizzando il superamento del tasso soglia per quattro trimestri. Il tribunale con una sentenza del 21 gennaio del 2016 accoglie parzialmente l’opposizione e trasmette gli atti alla Procura così scrivendo nella sentenza: «La circostanza che sia emersa l’applicazione di interessi in misura superiore al tasso di soglia di usurarietà impone la trasmissione di copia degli atti alla Procura della Repubblica presso questo tribunale per le determinazioni di competenza».
Nel 2016 il pm Aloisi firma la richiesta di rinvio a giudizio per Savona contestandogli, proprio nella sua veste di allora legale rappresentante dell’istituto bancario, l’ipotesi di reato di usura bancaria. Così si legge nel capo d’imputazione: «Perchè quale legale rappresentante della Unicredit Banca di Roma non impediva che fossero promessi ed applicati, pur avendo l’obbligo giuridico di evitarlo, interessi superiori al tasso soglia. Segnatamente nel primo trimestre 2009 pari al 13,80% (tasso-soglia 13,68%); nel secondo trimestre 2009 pari al 13, 15% (tasso-soglia 12,93%); nel terzo trimestre 2009 pari al 15,63% (tasso-soglia 12,48%); nel quarto trimestre 2009 pari al 15, 76% (tasso-soglia 12,77%)».
La difesa di Savona, nel corso dell’udienza preliminare di ieri, ha presentato una consulenza tecnica di tutt’altro avviso rispetto alle conclusioni della Procura.
Il nome dell’82enne Savona, già ministro nel governo Ciampi, era stato proposto alla guida del dicastero dell’economia con il Quirinale da subito contrario alla nomina dell’economista da sempre scettico nei confronti dei parametri di Maastricht. Savona, dopo giorni di scontri istituzionali e feroci polemiche, è entrato a far parte del nuovo governo con un ruolo diverso: quello di ministro degli Affari Europei. Al suo posto ministro dell’economia è stato nominato il professor Giovanni Tria.
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