Truffa online con le criptovalute: clienti raggirati per 32mila euro. In due vanno a processo

L’accusa è di frodi messe a segno promettendo la triplicazione del capitale. La Procura contesta anche la mancata abilitazione per svolgere attività di servizi di investimento
L’aumento del mercato delle criptovalute negli ultimi anni ha creato svariate opportunità di frodi. Basti pensare che i crimini collegati alla moneta virtuale nel 2023 hanno raggiunto un primato non indifferente con la messa a segno di raggiri per oltre 14 miliardi di dollari in criptovalute. Con un filo conduttore: piattaforme online per attrarre ignare e numerose vittime. Come in questo caso approdato in un’aula di tribunale con due teramani rinviati a giudizio dal gup Marco Procaccini con l’accusa di aver messo a segno truffe con moneta virtuale per un valore di 32mila euro.
Secondo l’ipotesi accusatoria contestata dal pm titolare del fascicolo Laura Colica (accusa che è tutta da dimostrare nel corso del processo) i due, un uomo e una donna, senza avere le necessarie abilitazioni previste dalle norme avrebbero svolto servizi di investimento e proposto strumenti finanziari offrendo attraverso tecniche di comunicazione a distanza, in particolare attraverso riunioni da remoto, prodotti finanziari e attività di investimento a un gruppo di persone a cui avrebbero promesso la triplicazione degli investimenti e un ritorno economico del 200% in moneta virtuale, in questo caso HU.
Sempre secondo l’accusa i due avrebbero svolto riunioni virtuali nel 2021 per presentare alcune società operanti nel settore e successivamente avrebbero proseguito con riunioni più mirate proponendo agli iscritti di aprire specifici conti correnti e di trasferire il denaro sulle varie piattaforme indicate tramite un link da loro indicato. Secondo l’accusa, sempre tutta da dimostrare, alle vittime non sarebbe nè stato restituito il capitale investito nè tantomeno gli interessi.
L’inchiesta giudiziaria è partita dopo la denuncia e le indagini sono state portate avanti da polizia postale e guardia di finanza su delega dell’autorità giudiziaria. In questo caso sarà il processo ad accertare se siano stati commessi reati, ma è innegabile che negli ultimi anni la moneta virtuale sia diventata in molte occasioni fonte di raggiri. Va detto che le truffe nel mondo della moneta virtuale sonofacilitate anche dal fatto che al momento queste non sono ricomprese nella tutela fornita dalla legislazione europea in materia di servizi finanziari e quindi non possono trovare la protezione offerta in tema di tutela dei consumatori.
A complicare ulteriormente il quadro normativo vi è anche da considerare la circostanza che alcuni Stati europei (ad esempio la Svizzera e Malta già nel 2018 ed il Liechtenstein nel 2020) hanno emanato norme specifiche in tema di cripto attività non facendo altro che confondere ulteriormente il mercato. ©RIPRODUZIONE RISERVATA