ROSETO
Ucciso dallo squalo ai Caraibi, parlano i familiari: "Antonio non sapeva del pericolo"
I congiunti del 56enne attaccato durante la vacanza sull’isola colombiana di San Andrès:
«Vittima di una disgrazia, poteva capitare a chiunque». Entro fine settimana il rimpatrio della salma
ROSETO. La salma di Antonio Straccialini, rosetano di 56 anni ma da 30 anni in Australia, ucciso da uno squalo lo scorso 18 marzo a San Andrés in Colombia, verrà rimpatriata entro il prossimo fine settimana. A comunicarlo è la famiglia di Straccialini in una nota con cui ringrazia parenti, amici e conoscenti per la vicinanza in questo momento di grande dolore e ricostruisce la dinamica della tragedia secondo le testimonianze di persone del luogo vicine a Straccialini, una persona libera, amante dei viaggi e del mondo.
«Aveva deciso di passare tre settimane sull'isola di San Andrés in Colombia, poi altri tre giorni a Medellin e infine, il 25 marzo, avrebbe raggiunto il suo amico di viaggi Marco Passavanti, in Repubblica Dominicana per poi continuare di nuovo insieme a vivere nuove avventure in altri luoghi», raccontano i familiari, «proprio Marco lo ha raggiunto sull’isola non appena venuto a conoscenza della sciagura per stargli vicino e capire realmente le dinamiche dell’incidente. È bene sapere che il luogo della disgrazia è noto anche come la piscinita, una zona balneare dove si svolgono da tempo anche attività di snorkeling e immersioni, e in queste acque, come racconta un signore italiano che vive sull’isola per lavoro, si nuota tranquillamente, e che l’unico squalo avvistato in questi anni sia il Tiburon Nodriza, squalo di piccole dimensioni chiamato anche Dormilon».
Harry Hudson inoltre lavora in una delle scuole di snorkeling e diving vicine alla piscinita. «Dal 2004 fa escursioni accompagnando turisti vicino alla costa e al largo, e in tanti anni né lui, né gli altri membri del team hanno mai avvistato uno squalo», continua la famiglia Straccialini, «al contrario di quanto detto in questi giorni, in quest’area non c'è nessun segnale così come non c’è stato nessuno che abbia avvertito Antonio e chi era con lui in acqua fino a pochi minuti prima dell’incidente, della loro presenza. Antonio inoltre, secondo testimonianze dei primi soccorritori, si era tuffato in queste acque limpide e cristalline per una breve nuotata a pochi metri dalla costa rocciosa corallina, quando uno degli squali lo ha attaccato all'improvviso. Purtroppo i notiziari di tutto il mondo hanno fatto passare questa storia come se Antonio fosse un irresponsabile, il classico turista avventuroso in cerca di emozioni, quando invece lui è stato la vittima di un caso unico su quest’isola, un semplice bagnante vittima di una disgrazia che poteva capitare a chiunque. Antonio non improvvisava mai nulla», concludono i familiari, «se fosse stato a conoscenza della presenza degli squali in quell’angolo di paradiso, quel giorno il bagno non lo avrebbe fatto. E neanche nei precedenti».
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