Ucciso per una battuta

I cugini rom accusano Elvis ricercato in Umbria.

ALBA ADRIATICA. Ucciso per una battuta, massacrato di pugni per qualche parola. Nel giorno degli interrogatori, gli ultimi attimi di vita di Emanuele Fadani scorrono come fotogrammi davanti ad investigatori e magistrati. Danilo Levakovic e Sante Spinelli, accusati di omicidio volontario, rispondono al gip nella sala colloqui del carcere. L’appuntamento era fissato in tribunale, ma all’ultimo minuto motivi di sicurezza hanno consigliato di non far uscire i due da Castrogno. Nemmeno per portarli a palazzo di giustizia. Per tre ore, dalle 13 alle 16, Levakovic e Spinelli hanno risposto alle domande del gip, prima da soli e poi insieme. Al termine dell’interrogatorio è stato mostrato il video di una telecamera di sorveglianza di una banca che si trova davanti al posto in cui è avvenuto l’omicidio, in viale Mazzini. Un video in cui compaiono i tre rom, la vittima e Graziano Guercioni, l’uomo picchiato dopo essere intervenuto per cercare di soccorrere Fadani e la cui testimonianza è già stata raccolta dagli investigatori. Immagini importanti per ricostruire quei drammatici momenti, anche alla luce dei risultati dell’autopsia. L’esame, infatti, ha accertato che l’imprenditore 37enne di Alba è stato colpito da tre pugni, arrivati uno dopo l’altro: al naso, allo zigomo e sulla fronte. L’ultimo, quello mortale, avrebbe provocato una devastante emorragia cerebrale che non ha dato scampo all’uomo, uccidendolo sul colpo.

ACCUSANO IL TERZO. Davanti al gip Marina Tommolini, (era presente il pm Roberta D’Avolio, titolare del caso), i due hanno scaricato tutto su Elvis Levakovic, il terzo rom ricercato ormai da due giorni. Gli arrestati hanno detto di non aver colpito il commerciante, ma di aver visto il cugino farlo. Hanno detto di essere intervenuti per cercare di rianimarlo e poi, quando sono arrivati i soccorsi, di essere andati dai carabinieri per raccontare quello che avevano visto. I due hanno ammesso di aver bevuto e hanno detto che non c’erano particolari motivi di rancori con la vittima. Pur di difendersi dalla grave accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi sono arrivati anche a parlare di una richiesta di droga. Una dichiarazione, quest’ultima, che non sarebbe stata presa in nessuna considerazione dagli investigatori. Danilo Levakovic e Sante Spinelli, 22 e 25 anni, inoltre, sarebbero apparsi particolarmente preoccupati per quello che sta accadendo ad Alba, riferendosi ai sassi lanciati contro le case dei rom. Pur pronunciando il proprio sconforto per la tragedia, non hanno avuto parole di pentimento per l’accaduto. «Hanno reso dichiarazioni spontanee», ha detto il loro difensore Piergiuseppe Sgura, «hanno ricostruito i loro ruoli e le loro condotte. Altro non si può aggiungere».

IL BARISTA. Intanto, spuntano le testimonianze. Come quella del barista che la notte del delitto era nella birrera “Black out”, il locale in cui c’erano i tre rom, il commerciante ucciso e l’amico. «Emanuele e gli altri rom stavano parlando all’interno del locale», ha raccontato Giuseppe Fusaro della birreria, «poi non li ho più visti. Ad un certo punto è entrato uno dei rom, quello più magro (Sante Spinelli ndr) che mi ha chiesto una bottiglietta d’acqua e di chiamare il 118. Ho chiesto cosa fosse successo, sono uscito esternamente al locale ed ho visto Emanuele a terra. Pensavo si fosse sentito male mentre ricordo uno che cercava di rianimarlo. C’erano i due giovani arrestati, mentre l’altro non c’era più».

LEVAKOVIC IN FUGA E ROULOTTE TOLTA. Da due giorni continua la fuga di Elvis Levakovic, 22 anni. E con lui da mercoledì sera sono scomparsi anche i suoi familiari, che hanno abbandonato la loro casa di via Bafile e una roulotte che occupavano. Roulotte che ieri pomeriggio i vigili urbani hanno portato via. Il mezzo è stato rimosso dal piazzale di via Bafile, alle spalle della casa rosa ormai vuota. Secondo i vigili ormai era diventata pericolosa con quella bombola di gas senza protezione pronta ad esplodere. Verosimile che, visto il clima delle ultime sere, potesse essere incendiata. Il terzo rom accusato, intanto, non si trova. I carabinieri lo cercano ovunque, anche in Umbria dove potrebbe essere nascosto a casa di qualche parente o conoscente. Nei momenti immediatamente successivi al fatto si era diffusa la voce che il giovane potesse essere intenzionato a costituirsi, ma fino a questo momento non si è presentato.

La sua fuga continua. Per rintracciarlo i carabinieri hanno diffuso la sua foto, ma nessuno sembra averlo visto. Elvis è scomparso, come tutto il suo clan. Non viene esclusa l’ipotesi che il giovane possa aver trovato rifugio anche all’estero, forse in una disperata fuga maturata in qualche Paese dell’est. E’ probabile, però, che subito dopo l’omicidio l’uomo si sia nascosto in Abruzzo, forse nel Pescarese. S’indaga anche su una telefonata che nella tarda mattinata di mercoledì Elvis avrebbe fatto a qualcuno, forse per chiedere consiglio o forse per sapere cosa avessero detto il cugino e l’altro rom che in quelle ore erano trattenuti in caserma. I carabinieri che indagano, gli uomini del comando di Alba guidati dal capitano Pompeo Quagliozzi e quello del reparto operativo agli aordini del capitano Nazario Giuliani, seguono ogni pista, ogni piccolo indizio che possa portare al giovane. La caccia continua. Intanto Alba si prepara a dare l’addio a Emanuele Fadani. L’ultimo saluto della sua città in un piazza blindata da poliziotti e carabinieri.