Uno studio sui centenari abruzzesi per capire i segreti della longevità

La ricerca parte dagli ultra 95enni teramani analizzando tutti gli indicatori dello stato di salute. L’obiettivo è fornire alla popolazione un “menù di lunga vita” con i cibi tradizionali che fanno bene
TERAMO. Svelare i segreti della longevità studiando gli over 95 d'Abruzzo e arrivare a stilare un menù di lunga vita: su questi binari si muove il progetto “CenTEnari”, pronto a partire dalla provincia di Teramo per coinvolgere poi tutta la regione. Cuore della di ricerca saranno nonne e nonni abruzzesi, il loro stile di vita e la loro alimentazione, le abitudini quotidiane e l'ambiente nel quale abitano. Il progetto è promosso dall’Università degli studi di Teramo e da Arpa Abruzzo (agenzia regionale per la protezione ambientale) nell’ambito del programma multidisciplinare “Abruzzo regione del benessere”.
Lo studio è figlio evoluto di quel percorso avviato sette anni fa proprio dai ricercatori di UniTe, che hanno iniziato a studiare la longevità abruzzese in relazione all'alimentazione portando alla luce i benefici del cosiddetto “sdijuno”. Il 2025 vedrà l'avvio di un progetto triennale, coordinato dal professor Mauro Serafini e finanziato dalla Regione con Arpa soggetto attuatore. La ricerca si propone di analizzare le caratteristiche metaboliche, genetiche e nutrizionali dei centenari e nonagenari abruzzesi, con l’obiettivo di individuare i fattori chiave della longevità e fornire alla popolazione raccomandazioni utili per preservare la salute e favorire un invecchiamento sano.
Le raccomandazioni si tradurranno in una sorta di menù di lunga vita: una guida, cioè, dei piatti più caratteristici e di lunga tradizione che fanno bene alla salute se combinati in un certo modo. “CenTenari” è stato presentato ieri a Teramo dal professor Serafini, ordinario di Scienze tecniche e dietetiche applicate dell’Università di Teramo, e dai vertici di Arpa: il direttore tecnico Massimo Giusti, il direttore amministrativo Raimondo Micheli, il dirigente Sergio Croce. Il progetto si articolerà in più fasi: mappatura dei centenari e nonagenari dei comuni abruzzesi, approvazione del protocollo di studio, attivazione del dottorato e dei contratti di ricerca, e creazione della biobank. L’analisi dei dati permetterà di identificare modelli alimentari e biologici associati alla longevità, offrendo spunti per promuovere stili di vita sani.
La ricerca partirà con una fase pilota nella provincia di Teramo, per poi estendersi all’intero Abruzzo. Saranno reclutati almeno 30 centenari, ai quali verranno analizzati parametri nutrizionali, metabolici ed epigenetici, ovvero indicatori dello stato di salute legati all’alimentazione, al metabolismo e alle modifiche chimiche del Dna che regolano l’attività dei geni senza alterarne la sequenza. I dati saranno confrontati con quelli di un gruppo di controllo composto da almeno 50 soggetti tra i 30 e i 55 anni. Verranno inoltre raccolti campioni biologici (sangue, saliva, urine e feci) per creare una biobank, utile all’analisi dei biomarcatori della longevità, ossia indicatori biologici che permettono di valutare lo stato di salute e il processo di invecchiamento cellulare. Le candidature per prendere parte alla ricerca sono aperte e le informazioni saranno reperibili sui canali internet di UniTe e Arpa.
Un altro aspetto chiave del progetto, che strizza consapevolmente l'occhio anche alla promozione dell’enogastronomia abruzzese, riguarderà lo studio delle ricette tradizionali consumate dai centenari, con un’analisi del loro profilo nutrizionale e del potenziale effetto infiammatorio attraverso modelli sperimentali. «L'Abruzzo si caratterizza per una biodiversità agroalimentare di primo piano, basti pensare alla contemporanea presenza di alimenti di origine vegetale e animale (carne e pesce) che hanno portato a una ricchezza enogastronomica in termini di piatti e di ricette che hanno caratterizzato la regione sin dall’antichità», ha spiegato il professor Serafini, «questa alimentazione del passato include molti degli aspetti nutrizionali e funzionali della dieta mediterranea, diventata Patrimonio dell’umanità Unesco, modello nutrizionale e sostenibile associato alla longevità».
Diverse località della Sardegna sono note per lunghezza e qualità della vita: “blue zone”, così vengono chiamate le aree caratterizzate da una certa longevità. Anche alcuni luoghi d'Abruzzo potrebbero finire in questa particolare classificazione, specie le località dell'entroterra dove si vive meglio e di più. Nella nostra regione, al primo gennaio 2024, i dati parlano di 4.258 persone di età compresa fra i 90 e i 95; 1.183 persone di età compresa fra i 95 e i 100; 165 quelle dai 100 anni in su.
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