Tra Ruzzo e Sian tensione e freddezza dopo l’allarme
Nessuno polemizza, ma l’ordinanza sulla non potabilità arrivata a ciel sereno ha minato i rapporti fra le istituzioni
TERAMO. I rapporti sono improntati su una - fredda - cortesia istituzionale. Ma è un dato di fatto che c’è un’altissima tensione fra la Ruzzo Reti e il Sian della Asl. Nè il presidente Antonio Forlini, nè il dirigente del Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione Maddalena Marconi si pronunciano al riguardo.
La ruggine si è andata sedimentando nel tempo, ma nell’ultima emergenza è diventata ben visibile.
Il nodo principale riguarda la famosa ordinanza di non potabilità dell’acqua del 9 maggio. La dirigente Marconi l’ha firmata e inviata per Pec, cioè per posta certificata, poco dopo le 15. Non ha avvisato nessuno, tranne l’Istituto superiore di sanità. E considerando che dopo meno di un’ora si sarebbe tenuta una riunione alla Asl con tutti gli attori di quella che di lì a poco sarebbe diventata un’emergenza, è sembrata una fretta eccessiva.
Nessuna possibilità di confronto anche su alcuni aspetti, come quello di dover mettere immediatamente una enorme quantità d’acqua (700 litri al secondo) a scarico, con la prospettiva di far svuotare l’acquedotto in un giorno e lasciare 300mila persone a secco.
Un altro vulnus riguarda le analisi dell’Arta, il Sian ha tardato a fornire al Ruzzo i risultati delle analisi del famigerato lunedì nero, quelle dell’8 maggio quando l’acqua aveva “odore e sapore non conforme”. Dopo varie proteste e richieste, nei confronti delle due strutture, sono arrivate al Ruzzo nella tarda serata di giovedì scorso. Per la cronaca, erano negative.
Maddalena Marconi, dal canto suo, ha sempre tenuto a precisare che ha solo applicato le leggi in materia. Nelle ore immediatamente successive la dirigente del Sian ha raccontato al Centro che, ricevuta la segnalazione dell’Arta mi era sentita con l’Istituto superiore di sanità che ha consigliato di fare l’ordinanza di non potabilità, come d a prassi. Nel decreto legislativo 31 del 2001 sono stati infatti inclusi nei parametri di potabilità anche odore e sapore: quindi è stato applicato il dispositivo della norma. Al Ruzzo però - e in verità un po’ tutti nel successivo vertice in prefettura dopo il panico scoppiato in provincia e anche ieri nella riunione dei sindaci - fanno notare che prima di adottare un provvedimento così radicale forse si sarebbe dovuto aspettare l’esito delle analisi, che tanto si fanno in un’ora. Che poi sono state fatte in nottata - il governatore D’Alfonso ha fatto riaprire i laboratori dell’Arta - e per quattro volte hanno dato esito negativo. Marconi però, obietta che i campioni li ha inviati, sentito l’Istituto superiore di sanità, anche all’Università di Padova, perchè ha un laboratorio molto attrezzato e possono individuare ulteriori sostanze. (a.f.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La ruggine si è andata sedimentando nel tempo, ma nell’ultima emergenza è diventata ben visibile.
Il nodo principale riguarda la famosa ordinanza di non potabilità dell’acqua del 9 maggio. La dirigente Marconi l’ha firmata e inviata per Pec, cioè per posta certificata, poco dopo le 15. Non ha avvisato nessuno, tranne l’Istituto superiore di sanità. E considerando che dopo meno di un’ora si sarebbe tenuta una riunione alla Asl con tutti gli attori di quella che di lì a poco sarebbe diventata un’emergenza, è sembrata una fretta eccessiva.
Nessuna possibilità di confronto anche su alcuni aspetti, come quello di dover mettere immediatamente una enorme quantità d’acqua (700 litri al secondo) a scarico, con la prospettiva di far svuotare l’acquedotto in un giorno e lasciare 300mila persone a secco.
Un altro vulnus riguarda le analisi dell’Arta, il Sian ha tardato a fornire al Ruzzo i risultati delle analisi del famigerato lunedì nero, quelle dell’8 maggio quando l’acqua aveva “odore e sapore non conforme”. Dopo varie proteste e richieste, nei confronti delle due strutture, sono arrivate al Ruzzo nella tarda serata di giovedì scorso. Per la cronaca, erano negative.
Maddalena Marconi, dal canto suo, ha sempre tenuto a precisare che ha solo applicato le leggi in materia. Nelle ore immediatamente successive la dirigente del Sian ha raccontato al Centro che, ricevuta la segnalazione dell’Arta mi era sentita con l’Istituto superiore di sanità che ha consigliato di fare l’ordinanza di non potabilità, come d a prassi. Nel decreto legislativo 31 del 2001 sono stati infatti inclusi nei parametri di potabilità anche odore e sapore: quindi è stato applicato il dispositivo della norma. Al Ruzzo però - e in verità un po’ tutti nel successivo vertice in prefettura dopo il panico scoppiato in provincia e anche ieri nella riunione dei sindaci - fanno notare che prima di adottare un provvedimento così radicale forse si sarebbe dovuto aspettare l’esito delle analisi, che tanto si fanno in un’ora. Che poi sono state fatte in nottata - il governatore D’Alfonso ha fatto riaprire i laboratori dell’Arta - e per quattro volte hanno dato esito negativo. Marconi però, obietta che i campioni li ha inviati, sentito l’Istituto superiore di sanità, anche all’Università di Padova, perchè ha un laboratorio molto attrezzato e possono individuare ulteriori sostanze. (a.f.)
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