8 marzo, le donne fermano il mondo

8 Marzo 2017

Dall’America all’Europa. Da New York a Londra. Da Berlino a Parigi. Fino all’Italia. Da Roma all’Abruzzo. Parola d’ordine, fermarsi tutte

Dall’America all’Europa. Da New York a Londra. Da Berlino a Parigi. Fino all’Italia. Da Roma all’Abruzzo. Parola d’ordine, fermarsi tutte. Fermarsi per un giorno. La festa dell’8 marzo diventa protesta. E le donne si mobilitano. Astenendosi da qualsiasi attività, in casa e sul posto di lavoro, per dire basta alla violenza maschile, alle disuguaglianze e alle discriminazioni. Una contestazione globale, che unisce 40 Paesi. Attraversando Messico, Argentina, Turchia, Russia e Corea del Sud.

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Questo #Lottomarzo, come recita lo slogan, non ha nulla a che fare con i mazzi di mimose e le cene tra amiche ma riguarda i diritti. Anche se la situazione è cambiata rispetto al passato, le donne chiedono di contare di più. E non a torto. Basta, del resto, uno sguardo ai numeri per comprendere le ragioni di questa protesta lanciata dalla rete Non una di meno. Nel Parlamento italiano, come in quello europeo, occupano circa il 30 per cento dei seggi. Stessa percentuale si registra anche nei consigli di amministrazione delle aziende italiane quotate in Borsa. Per non parlare dell’Abruzzo, dove la percentuale di donne presenti in Consiglio regionale è appena del 6,45% (Sara Marcozzi e Marinella Sclocco) mentre la quota rosa in giunta si attesta al 16,67% (ancora Sclocco unica donna assessore), come emerge dal dossier Trova l’intrusa realizzato dll’Associazione Openpolis. Anche nei Comuni la presenza rosa è ridotta ai minimi termini: i sindaci abruzzesi con la gonna sono appena 33, sppena l’11%, su un totale di 311.

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Un dato che colloca la regione al 12° posto nella classifica nazionale. A queste prime cittadine si affiancano, stando ai dati dell’Anci, 42 vice sindaci, 3 presidenti di consiglio comunale, 216 assessori e 607 consiglieri comunali. Dai palazzi del potere politico al gotha di quello economico, la presenza femminile resta limitata: su 148.181 imprese abruzzesi, quelle guidate da donne sono 38.262, il 25,8% del totale. Ecco perché la Cgil Abruzzo, che ha aderito alla protesta globale, chiede di «ridurre le disuguaglianze di genere e contrastare le discriminazioni», portando avanti una «battaglia per i diritti» che deve riguardare tutti, uomini e donne. «Non c’è parità», spiega Margherita Lancia, coordinatrice delle donne della Cisl Abruzzo e Molise.

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«Nonostante le tante battaglie civili e sindacali, la donna è ancora un soggetto fortemente discriminato e sfruttato e ha pagato il prezzo più alto della crisi degli ultimi anni». La disparità è una conseguenza dei «ritardi sociali, economici e culturali», denuncia Lancia, e il primo diritto «di cittadinanza e di emancipazione da conquistare pienamente è il lavoro». Anche se, nella regola della disparità, c’è pure un’eccezione felice. La prima segretaria donna alla guida della Fiom Abruzzo: Alessandra Tersigni. Che oggi a Pescara sarà in testa al corteo della rete Non una di meno. Obiettivo? «Contare di più nella contrattazione e contrastare e far emergere nei luoghi di lavoro, anche attraverso la prevenzione, la violenza di genere che colpisce una donna su tre nel nostro Paese».