Abruzzo, scovate dall’alto oltre 36 mila “case fantasma”

Immobili non accatastati, l’Agenzia delle Entrate recupera circa 22 milioni. In testa nelle “omissioni” c’è l’Aquilano

PESCARA. Sono oltre 36mila in Abruzzo gli immobili non censiti nella base-dati catastale - con rendite accertate per oltre 22 milioni di euro - scoperti nel corso dell'operazione “Case fantasma”, condotta a livello nazionale dall'Agenzia delle Entrate per la regolarizzazione delle “case sconosciute” al fisco. La ricerca è stata realizzata grazie alla sovrapposizione delle mappe catastali con le immagini aeree rese disponibili dall'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura).

In particolare, circa 13,3 milioni di euro sono le rendite definitive, cioè attribuite dopo che gli interessati hanno provveduto spontaneamente a presentare gli atti di aggiornamento del catasto, mentre sono state 12.554 le unità immobiliari per le quali l’attribuzione della rendita catastale è avvenuta d’ufficio per mancata registrazione volontaria entro il 30 novembre 2012, giorno in cui si è chiusa l'attività di accertamento sui fabbricati non dichiarati. In cima alla classifica regionale (vedi tabella a destra) c’è con 10.686 immobili non registrati la provincia di Teramo che però, quanto a importi sulla rendita catastale è superata da quella dell’Aquila (7.391.796 euro).

Ma che cosa s’intende per “immobili fantasma”? Si tratta di case costruite regolarmente e legalmente con tutti i permessi necessari, ma che, in genere a causa di vizi burocratici, non sono state accatastate, cioé iscritte al catasto comunale, l’elenco delle case presenti in un comune. La conseguenza è che i proprietari di queste abitazioni non ricevono cartelle di pagamento per le tasse relative agli immobili, ad esempio la Tarsu (smaltimento rifiuti), l’Imu. La legge finanziaria con questa nuova norma dice ai Comuni di controllare quante e quali case non sono state accatastate e di provvedere all’accatastamento per poter riscuotere le tasse anche su quegli immobili.

L'intera operazione “Case fantasma” è infatti suscettibile di generare, nel caso in cui le rendite presunte siano confermate, un maggior gettito complessivo ai fini Imu, ai fini delle imposte sui redditi (Irpef e “cedolare secca”) e ai fini dell'imposta di registro sui canoni di locazione. A livello nazionale sono più di due milioni i fabbricati non dichiarati al catasto in 1892 comuni italiani e il Dipartimento delle Finanze ha stimato questo gettito in circa 589 milioni di euro.

È importante tuttavia distinguere tra "casa fantasma" e abusi edilizi perché questi ultimi sono reati gravi mentre le prime sono generalmente conseguenza di errori o sviste burocratiche da parte dell’Ente comunale, a meno che il proprietario della “casa fantasma” non si sia dato da fare per evitare in tutti i modi l’accatastamento. Ma questo sarebbe un altro discorso.(a.mo.)

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