Aumenta la povertà in Abruzzo
Rapporto Cresa sull’economia: il 45% dei pensionati vive con meno di 500 euro al mese, ma l’export aumenta del 14%
L’AQUILA. Il 2011, per l'economia abruzzese, è stato un anno deludente. Ad un iniziale recupero ha fatto da contraltare la recessione del secondo semestre, che ha determinato un calo del Pil pari allo 0,2 per cento, contro un +0,4% della media nazionale. E se l'export colleziona risultati positivi, trainato dal settore auto, i consumi restano improntati alla cautela, condizionati dalla debolezza del reddito disponibile, dalle incerte prospettive occupazionali e dalle difficoltà di accesso al credito.
Altro dato interessante: ben il 45% delle pensioni degli abruzzesi è inferiore a 500 euro, segno di una diffusione sempre maggiore della povertà. Se ci si aspettava una spinta propulsiva da parte della ricostruzione nel cratere sismico, i numeri dicono il contrario, con un aumento del 10 per cento delle ore di cassa integrazione nel comparto edile.
Il rapporto 2011 “Economia e società in Abruzzo”, elaborato dal Cresa, presentato ieri, all'Aquila, fotografa una realtà fragile, in cui ancora non emergono, in tutta la loro gravità, gli effetti della crisi finanziaria internazionale e della pesante contrazione del Pil prevista, per il 2012, al 2,1%. «Sull'andamento del Pil regionale ha inciso positivamente l'export, con particolare riferimento al settore auto», ha spiegato il direttore del Cresa, Francesco Prosperococco, «con una crescita del 14,7% rispetto al 2010. Il sistema produttivo mostra segnali di vitalità, come quello del turismo, in crescita un po' ovunque, tranne che nell'Aquilano».
Andamento leggermente positivo per il mercato del lavoro: dopo due anni di calo, l'occupazione è tornata a crescere, con un tasso di occupati pari al 56,8% nella fascia tra i 15 e i 64 anni, mentre si è ridotta la disoccupazione giovanile, passata dal 29,5% del 2010 al 25,6% dello scorso anno. L'analisi per settori evidenzia l’incremento degli occupati nell’industria, 15mila in più rispetto al 2010.
La provincia dell'Aquila è l'unica a indossare la maglia nera, con segnali negativi nell'occupazione industriale e una discreta performance dei servizi.
«Risultati, questi ultimi, che non mostrano ancora gli effetti della recessione iniziata nella seconda metà del 2011 e attualmente in atto», precisa Prosperococco, «l’Ocse prevede che gli effetti di tale recessione colpiranno, in futuro, soprattutto i giovani e i lavoratori meno qualificati».
All’analisi della realtà economica regionale segue quella della società abruzzese. Dal punto di vista demografico ne viene confermato lo scarso dinamismo, mentre lo studio condotto su “Famiglia e coesione sociale” evidenzia una scolarizzazione migliore di quella nazionale, affiancata, però, da una criticità nell’acquisizione delle competenze e nella transizione scuola-lavoro, oltre a una più diffusa e intensa povertà delle famiglie. Il 45% dei pensionati abruzzesi vive con 500 euro al mese, il 77,1% con meno di mille euro.
«Restano confermate», sottolinea il presidente del Cresa, Lorenzo Santilli, «le difficoltà di un altro importante settore dell’economia, l’edilizia, considerato un elemento di traino, dopo il sisma del 2009. Un comparto fortemente in crisi, senza investimenti privati, né interventi pubblici».
Secondo il professor Pierluigi Properzi, infine, che ha condotto un'analisi su ricostruzione e sviluppo «quello che doveva essere il più grande cantiere d'Europa si è rivelato un flop per l'assenza di strumenti di programmazione e sviluppo».
Monica Pelliccione
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