Bussi, nuovo esposto M5S: «Troppi dubbi e criticità»
I consiglieri Marcozzi e Pettinari, il deputato Vacca e l’avvocato Malandra chiedono ad Anac, Corte dei conti e Carabinieri forestali di valutare eventuali profili di danno
PESCARA. Un nuovo esposto. Firmato dai consiglieri regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari. Oltre che dal deputato Gianluca Vacca e dall’avvocato Isidoro Malandra. E indirizzato alle procure della Corte dei Conti del Lazio e dell’Abruzzo. Ma anche all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), guidata da Raffaele Cantone, e al comando dei Carabinieri forestali di Pescara. A finire nel mirino del Movimento 5 Stelle, è ancora una volta la gara indetta dall’allora commissario Adriano Goio (poi scomparso) per la bonifica del sito d’interesse nazionale di Bussi sul Tirino.
Gara che il ministero dell’Ambiente sta portando avanti e che, proprio il mese scorso, ha visto il raggruppamento di imprese guidato dal colosso belga Dec-Deme e composto da Safond Martini Srl, Elios Ambiente Srl, Sidra Società italiana dragaggi Spa e Cooperativa San Martino soc.coop aggiudicarsi il bando europeo di circa 50 milioni di euro per la bonifica di parte delle aree inquinate del sito Montedison di Bussi. L’assegnazione provvisoria è arrivata dopo che, per mesi, era stata rinviata l’apertura delle buste che contenevano le offerte economiche. La gara ha vissuto, del resto, un iter complesso e travagliato: bandita nel dicembre 2015, è stata al centro di polemiche e scontri politici e segnata dall’avvicendamento di ben quattro rup (responsabile unico del procedimento).
Ma cosa contesta, nel dettaglio, il Movimento 5 Stelle nel nuovo ricorso con cui sollecita verifiche su profili di danno conclamato o eventuale? «Ci si chiede come sia possibile che, in nome della reindustrializzazione, sia data priorità alla bonifica di un’area di gran lunga meno pericolosa rispetto a quella su cui sorge la discarica TreMonti, dalla quale ancora oggi sembrano fuoriuscire sostanze fortemente inquinanti», hanno spiegato nel corso della conferenza stampa di ieri a Pescara. Contestando anche il fatto che «il Comune di Bussi debba accollarsi il rischio di rispondere economicamente per i costi della bonifica». Non solo. Il M5S solleva dubbi anche sul fatto che si proceda «con “misura preliminare e in sostituzione di Edison” quando il provvedimento che individuava» la stessa Edison quale «responsabile dell’inquinamento e, dunque, quale soggetto obbligato alla bonifica è stato annullato dal Consiglio di Stato». Ulteriori perplessità, aggiungono Marcozzi, Pettinari, Vacca e Malandra, desta l’intento del ministero di proseguire in attività di bonifica che «erano state concepite come integrative e complementari rispetto a quelle progettate da Solvay». Che quale, però, «pare non intenda eseguirle poiché non dovute». Ma non è tutto. «Ci si chiede se sia legittimo e corretto che la gara di appalto sia indetta e i lavori assegnati pur in assenza dell’identificazione del responsabile della contaminazione e, dunque, prima ancora che siano scaduti i termini ad adempiere spontaneamente», insiste il M5S. Che solleva dubbi di legittimità e correttezza anche sull’intento di «completare l’iter della gara» nonostante il ministero abbia dichiarato che il progetto «non è adeguato alle numerose e pregnanti osservazioni-prescrizioni formulate dallo stesso ministero».
Ma non è tutto. «Ci si chiede se sia legittimo e corretto rimediare alla integrale mancanza di copertura finanziaria - concludono i grillini - intervenendo a posteriori oppure se il vizio della gara sia insanabile, dovendo darsi l’integrale copertura al momento dell’indizione della gara stessa». Questione quest’ultima, relativa all’importo complessivo della procedura di gara (45 milioni 970 mila euro), che non risultava coperto dalle risorse disponibili in contabilità (pari ad euro 44.755.338,08), vincolato alle finalità di bonifica e reindustrializzazione dell’area. Per garantire la copertura totale degli importi, il competente ufficio del ministero ha chiesto e ottenuto dalla Regione Abruzzo l’impegno a provvedere per la differenza con fondi propri. Una soluzione divenuta, però, oggetto di un nuovo ricorso al Tar del Lazio proposto dalla Toto Holding Spa (un primo ricorso è stato respinto). Secondo la quale, se da una parte la Regione Abruzzo ha «dichiarato di poter intervenire per la copertura del bando riguardante le sole aree esterne Solvay», dall’altra «la stessa Regione dimentica di riferire» che quei fondi «sono destinati e quindi destinabili ai soli interventi di bonifica della discarica Tremonti».(a.pit.)
Gara che il ministero dell’Ambiente sta portando avanti e che, proprio il mese scorso, ha visto il raggruppamento di imprese guidato dal colosso belga Dec-Deme e composto da Safond Martini Srl, Elios Ambiente Srl, Sidra Società italiana dragaggi Spa e Cooperativa San Martino soc.coop aggiudicarsi il bando europeo di circa 50 milioni di euro per la bonifica di parte delle aree inquinate del sito Montedison di Bussi. L’assegnazione provvisoria è arrivata dopo che, per mesi, era stata rinviata l’apertura delle buste che contenevano le offerte economiche. La gara ha vissuto, del resto, un iter complesso e travagliato: bandita nel dicembre 2015, è stata al centro di polemiche e scontri politici e segnata dall’avvicendamento di ben quattro rup (responsabile unico del procedimento).
Ma cosa contesta, nel dettaglio, il Movimento 5 Stelle nel nuovo ricorso con cui sollecita verifiche su profili di danno conclamato o eventuale? «Ci si chiede come sia possibile che, in nome della reindustrializzazione, sia data priorità alla bonifica di un’area di gran lunga meno pericolosa rispetto a quella su cui sorge la discarica TreMonti, dalla quale ancora oggi sembrano fuoriuscire sostanze fortemente inquinanti», hanno spiegato nel corso della conferenza stampa di ieri a Pescara. Contestando anche il fatto che «il Comune di Bussi debba accollarsi il rischio di rispondere economicamente per i costi della bonifica». Non solo. Il M5S solleva dubbi anche sul fatto che si proceda «con “misura preliminare e in sostituzione di Edison” quando il provvedimento che individuava» la stessa Edison quale «responsabile dell’inquinamento e, dunque, quale soggetto obbligato alla bonifica è stato annullato dal Consiglio di Stato». Ulteriori perplessità, aggiungono Marcozzi, Pettinari, Vacca e Malandra, desta l’intento del ministero di proseguire in attività di bonifica che «erano state concepite come integrative e complementari rispetto a quelle progettate da Solvay». Che quale, però, «pare non intenda eseguirle poiché non dovute». Ma non è tutto. «Ci si chiede se sia legittimo e corretto che la gara di appalto sia indetta e i lavori assegnati pur in assenza dell’identificazione del responsabile della contaminazione e, dunque, prima ancora che siano scaduti i termini ad adempiere spontaneamente», insiste il M5S. Che solleva dubbi di legittimità e correttezza anche sull’intento di «completare l’iter della gara» nonostante il ministero abbia dichiarato che il progetto «non è adeguato alle numerose e pregnanti osservazioni-prescrizioni formulate dallo stesso ministero».
Ma non è tutto. «Ci si chiede se sia legittimo e corretto rimediare alla integrale mancanza di copertura finanziaria - concludono i grillini - intervenendo a posteriori oppure se il vizio della gara sia insanabile, dovendo darsi l’integrale copertura al momento dell’indizione della gara stessa». Questione quest’ultima, relativa all’importo complessivo della procedura di gara (45 milioni 970 mila euro), che non risultava coperto dalle risorse disponibili in contabilità (pari ad euro 44.755.338,08), vincolato alle finalità di bonifica e reindustrializzazione dell’area. Per garantire la copertura totale degli importi, il competente ufficio del ministero ha chiesto e ottenuto dalla Regione Abruzzo l’impegno a provvedere per la differenza con fondi propri. Una soluzione divenuta, però, oggetto di un nuovo ricorso al Tar del Lazio proposto dalla Toto Holding Spa (un primo ricorso è stato respinto). Secondo la quale, se da una parte la Regione Abruzzo ha «dichiarato di poter intervenire per la copertura del bando riguardante le sole aree esterne Solvay», dall’altra «la stessa Regione dimentica di riferire» che quei fondi «sono destinati e quindi destinabili ai soli interventi di bonifica della discarica Tremonti».(a.pit.)