ABRUZZO E MOLISE

Chiudono filiali, si stringe il credito a micro e piccole imprese

L'allarme sulla desertificazione bancaria lanciato del segretario generale Fisac Abruzzo e Molise

"È in atto una desertificazione bancaria, cioè una politica delle aziende del credito che riduce l’entità della loro presenza in Abruzzo e Molise, le quali hanno già pagato un prezzo pesante". E' l'allarme che lancia il segretario generale Fisac Abruzzo e Molise Luca Copersini. Ad un Molise, che ha perso quasi un terzo delle filiali, ed è la regione italiana che ne ha perse di più, si appaia l’Abruzzo che non è da meno.

"Basti pensare", continua il sindacalista, "che la provincia de L’Aquila, maglia nera di questa corsa all’indietro, vede circa tre comuni su quattro senza filiali di banche. Gli istituti di credito raccontano che il problema è minimo, ma non riescono a chiarire perché nell’anno 2022 il credito alle imprese medie e grandi in regione è cresciuto del 4,4%, mentre i finanziamenti alle imprese piccole sono diminuiti del 4,6%".

Il sindacato ha documentato tutto nel report di Aldo Ronci "Le imprese artigiane in Abruzzo nel primo trimestre 2023". Per questi motivi per Copersini non è un caso che, visto l’accaduto nel primo trimestre del 2023, il Molise e l’Abruzzo sono rispettivamente la peggiore e la seconda peggior regione d’Italia per cessazioni di imprese artigiane. La conseguenza è che in queste regioni le imprese artigiane non riuscendo a finanziarsi attraverso i canali ufficiali rischiano di cadere vittime degli usurai.

"È da brividi sapere", dice il sindacalista, "che c’è una classifica del Sole 24 Ore nella quale 3 delle 4 provincie abruzzesi figurano nelle prime posizioni riguardo all’incidenza dei reati d’usura". Fin qui il punto fatto da Fisac Abruzzo e Molise nel momento in cui esce il report successivo elaborato da Ronci: "Il credito in Abruzzo nel primo semestre 2023". L’elaborato prodotto per conto della Cna Abruzzo apre annunciando l’inizio del credit crunch per l’intero Paese, ma con maggiore incidenza per l’Abruzzo. Parliamo, quindi di Credit Crunch, o “stretta creditizia”, il che apre una stagione di restrizione dell’offerta di credito da parte degli intermediari finanziari, a partire dalle banche, nei confronti di clienti, soprattutto imprese, determinando l’insoddisfazione di una potenziale domanda di finanziamenti. 

Ricordando che le micro e piccole imprese esprimono il 54 % della occupazione abruzzese, si aprono due capitoli: mancanza di riserve di liquidità e il restringimento dei numeri della occupazione. Infatti nel primo semestre 2023, l’andamento complessivo degli impieghi alle imprese è già stato negativo, facendo risaltare la contrazione subita dalle piccole imprese. Eppure il sistema produttivo abruzzese ha ancora bisogno di liquidità, più di altre regioni, visto che gli impieghi vivi per impresa della Regione Abruzzo continuano a restare bassi e corrispondono ad appena il 58% di quelli Italiani (poco più della metà).