Come sconfiggere la contraffazione
Domani a Pescara il convegno sulla difesa del made in Italy con Farinetti
PESCARA. La difesa del made in Italy, a cominciare dal settore agroalimentare, rappresenta un obiettivo strategico e può dare una spinta allo sviluppo anche in una regione come l’Abruzzo. Di qui l’importanza del convegno, “Ben Fatto, non contraffatto: dal “Made in Italy” all’”Italian sounding”, come promuovere e difendere i nostri prodotti nel mondo”, promosso dal sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini. Un dibattito a più voci in programma domani (ore 18) a Pescara, nel padiglione espositivo del porto turistico.
Al convegno, oltre a Legnini, è prevista la partecipazione del patron di Eataly, Oscar Farinetti e del dirigente generale dell’Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi. Al dibattito dovrebbero prendere parte Dino Pepe, assessore regionale all’Agricoltura, Niko Romito, chef, ristoratore, Raffaele Cavallo, segretario Slow Food Abruzzo Molise, Danilo di Florio imprenditore e il governatore Luciano D’Alfonso.
Oltre un italiano su due (52 per cento) acquista prodotti contraffatti con una netta preferenza per i capi di abbigliamento e gli accessori taroccati delle grandi firme della moda (29 per cento). Secondo una ricerca realizzata dal Censis e dal ministero dello Sviluppo economico, l’industria del falso fattura ogni anno la cifra astronomica di 6,9 miliardi di euro.I settori più colpiti dalla contraffazione sono l’abbigliamento e gli accessori con un giro d’affari del falso di 2,5 miliardi, i cd, dvd e software (1,8 miliardi) e l’alimentare (1,1 miliardi).
Ma, nel caso degli alimentari il reato di contraffazione è più grave perché si possono avere anche pericolosi effetti sulla salute e, spesso a differenza degli altri prodotti, la vendita di prodotti taroccati avviene all’insaputa dell’acquirente. A esserne vittima quest’anno è stato quasi un italiano su cinque (18 per cento) secondo l’indagine Coldiretti. «È un fenomeno che colpisce soprattutto le regioni, come l’Abruzzo, che da sempre producono alimenti di qualità», commenta Legnini, «controlli più efficaci, nuovi strumenti di tracciamento dei prodotti e, soprattutto, la diffusione di una maggiore cultura della qualità possono dare un contributo importante allo sviluppo e alla crescita della filiera agroalimentare nel nostro territorio. Un volano importante anche per creare nuovi posti di lavoro».