Today

5 febbraio

5 Febbraio 2025

Oggi, ma nel 1985, a Tunisi, in Municipio, il sindaco di Roma Ugo Vetere, di origine calabrese, in carica dal 15 ottobre 1981, già segretario nazionale della Cgil nonché deputato comunista e futuro senatore Pci dal 2 luglio 1987, sul finire del mandato in Campidoglio, che terminerà il 12 maggio successivo, incontrava il primo cittadino Chedli Klibli, che tra l’altro rivestiva anche il ruolo di segretario generale della Lega araba, stipulando, dopo 2.131 anni, la pacificazione simbolica, tra l’Urbe, che ormai non rappresentava più la potenza dei Cesari, e Cartagine, rispetto ai vecchi fasti divenuta sobborgo della città tunisina.

Oltremodo i due giorni di visita di Vetere con al seguito la delegazione capitolina, annunciati già dal 18 gennaio dal quotidiano milanese “Corriere della Sera”, nel pezzo firmato da Andrea Purgatori, equivalevano anche all’avvio del sodalizio di collaborazione per lo scavo archeologico congiunto nella zona di Leptis Minor. L’operazione era stata sostenuta da Slihaddine Bali, ministro della Difesa tunisino e numero uno dell’associazione Tunisia-Italia. Cartagine era stata sconfitta dall’impero romano durante le tre guerre puniche.

La prima si era consumata dal 264 al 241 avanti Cristo, la seconda aveva imperversato dal 241 al 238, sempre con la dicitura “a. C.” (nella foto, particolare la battaglia di Zama, del 19 ottobre 202 a.C., decisiva per la caduta di Cartagine, nell’affresco di Roviale Spagnolo, ultimato nel 1582, e custodito nei Musei capitolini), e la terza aveva visto scontrarsi le due forze contendenti tra il 218 e il 202, ancora prima della nascita di Gesù. Roma aveva ottenuto l’intera supremazia nel bacino del Mar Mediterraneo. Ma anche il controllo indiretto dell’azione nell’area dell’Egeo e del Mar Nero.

E “Carthago delenda est” era un’espressione, attribuita a Marco Porcio Catone, soprannominato “Il censore” per la severità dei suoi interventi in Senato, nel 157 ante Christum natum, entrata nel frasario collettivo tanto quanto la raffigurazione di Scipione, detto “l’Africano”, intento ad appiccare il fuoco e a radere al suolo l’abitato con le lacrime agli occhi: perché timoroso che una simile fine potesse un giorno toccare in sorte alla Città eterna.

Il caso di amicale trattato di fine belligeranza sarà ripetuto tra Dimitris Avramopoulos e Dimosthenis Matalas, i rispettivi capi delle amministrazioni municipali di Sparta e di Atene, nel 1996, il 10 marzo, a Sparta, per suggellare la fine delle secolari ostilità tra le due realtà greche che erano state invischiate nella seconda guerra del Peloponneso, che era stata combattuta tra il 431 e il 404 innanzi alla venuta sulla Terra di quello che la cristianità reputerà essere il figlio di Dio.

@RIPRODUZIONE RISERVATA