STANGATA PANE
Costi dei farinacei alle stelle: l'allarme dei panificatori e i rincari per i consumatori
Fiesa Assopanificatori lancia l’allarme: dal primo aprile nuovi rincari, dai 30 ai 50 centesimi
Fino a fine 2021, un quintale di farina Tipo 0 aveva un costo medio di 45 euro. Oggi, invece, il prezzo dello stesso prodotto supera abbondantemente i 77 euro. Inoltre l’Italia è tra i Paesi che ha il maggior calo nel consumo di pane: se dieci anni fa l’acquisto pro-capite era di 220 grammi di pane al giorno, oggi siamo sotto gli 80 grammi a persona. Questo elemento ha portato a una contrazione vertiginosa del settore. In quindici anni ha chiuso il 65% dei forni in Italia.
Questi sono i dati di partenza per disegnare una crisi congiunturale ma anche strutturale: “Come tutti sanno e da molto tempo che si parla di aumenti del prezzo del pane – ha dichiarato Vinceslao Ruccolo, Presidente di Fiesa Assopanificatori Confesercenti Abruzzo e Molise – Per noi fornai sembrava una faccenda già chiusa a ottobre 2021, con un adeguamento del prezzo del pane di circa 50 centesimi al chilo. Aumento dovuto proprio all’aumento delle materie prime”. Ad onor del vero va ricordato che in Abruzzo il prezzo del pane è rimasto fermo per oltre dieci anni, nonostante l’aumento dei costi di produzione, il calo del consumo medio pro capite e la riduzione del potere di acquisto dei salari dovuti alla crescente inflazione. Bisogna dire che questa tendenza negativa si conferma anche in questo difficile periodo di crisi internazionale che ha portato a sconsiderati e inspiegabili aumenti soprattutto delle materie energetiche. “Oggi, chiunque entri nei panifici o va ai banconi dei supermercati, la prima cosa che nota è un leggero aumento del prezzo del pane – aggiunge Ruccolo – Ma questo è davvero inconsistente e non rapportato agli elevati costi di produzione che hanno raggiunto livelli mai registrati in precedenza”.
LA TEMPESTA PERFETTA - L’aumento del prezzo del grano è soltanto una delle problematiche che il settore dei panificatori sta affrontando. Va tenuto ben presente che, per arrivare al prodotto finale, talvolta occorrono miscele derivanti da venti tipologie di grani diversi. Quindi è difficile ipotizzare una stima che tenga conto di tutti questi fattori. Ma, a concorrere in maniera preponderante all’impennata dei costi, c’è la sovrapposizione delle problematiche della pandemia da Covid-19 e del conflitto in Ucraina. Ma non possono essere escluse evidenti speculazioni mondiali sia in materia energetica che delle farine la cui produzione subisce livelli intermedi di trasformazione del grano in gran parte importato dall’estero. “Molti auspicano che con il nuovo raccolto di frumento i prezzi scenderanno – continua il Presidente di Assopanificatori Confesercenti – Ma non credo che ciò accada. L’esempio è la semola rimacinata di grano duro, per la quale si aspettava il raccolto del grano australiano raccolto tra novembre e dicembre. Si ipotizzava un calo del prezzo; così non è stato, e il prezzo della semola rimacinata di grano duro, in un mese, è passata da 88 euro al quintale ai 100 euro di oggi. Stesso discorso vale per la farina Tipo 0 che a gennaio aveva un costo di 50 euro al quintale, mentre oggi siamo a 72.75 euro, e la crescita non si ferma”.
COSA FARE? - "Quando queste crisi mordono, il Governo centrale e quello Regionale intervengano a sostegno dell’intera filiera agroalimentare. Una delle politiche necessarie è quella della promozione e della valorizzazione dei prodotti tipici e tradizionali, per contribuire allo sviluppo del territorio abruzzese contrastando la diffusione del pane precotto e congelato, soprattutto quello proveniente dall’estero. La crisi attuale farà più danni di quella del 2008, con grossi danni per l’intera economia del territorio e una drastica riduzione dell’occupazione; sparirà la tipicità abruzzese del pane, dei dolci e degli altri prodotti tradizionali; è probabile, per esempio, che nei prossimi anni forse non troveremo più neanche i dolci della tradizione pasquale".
NUOVI AUMENTI- “Stando così le cose – conclude Ruccolo – tenuto conto della crescita incontrollata dei costi di produzione, molto probabilmente, dal 1° aprile i fornai abruzzesi si vedranno costretti a fare un adeguamento del prezzo del pane, dai 30 ai 50 centesimi al chilogrammo su tutti i prodotti da forno. Sono convinto che i consumatori capiranno”.