De Laurentiis:il fallimentodella giunta Chiodi
Burocratica, dedita solo all'ordinaria amministrazione, fallimentare: Rodolfo De Laurentiis dell'Udc (foto) non usa perifrasi dorotee per bocciare la giunta regionale presieduta da Gianni Chiodi
PESCARA. Burocratica, dedita solo all'ordinaria amministrazione, fallimentare: Rodolfo De Laurentiis non usa perifrasi dorotee per la giunta regionale presieduta da Gianni Chiodi.
Marsicano di Collelongo (il paese di Ottaviano Del Turco), 51 anni compiuti il mese scorso, avvocato, De Laurentiis è stato parlamentare dell'Udc, per due legislature, dal 2001 al 2008. Oggi siede nel consiglio d'amministrazione della Rai, ma non ha smesso di fare politica come leader abruzzese del partito di Pierferdinando Casini che, qui come altrove in Italia, bilancia alleanze con partiti di centrodestra con una crescente attenzione alla prospettiva di un'alleanza strategica con il Pd, a cominciare dalle elezioni amministrative dell'anno prossimo. Come? De Laurentiis lo spiega in questa intervista.
L'Udc in Abruzzo è all'opposizione in Regione, in maggioranza con il centrodestra in provincia di Chieti. L'anno prossimo si voterà per le amministrative. Andrete avanti così, con alleanze a macchia di leopardo?
«Io credo che, nella prossima tornata amministrativa, bisogna stabilire un elemento importante».
Quale?
«Il filo conduttore della nostra azione nei riguardi delle alleanze sul territorio deve essere la necessità del cambiamento. In una fase storica in cui il Pdl evidenzia il suo fallimento nel governo regionale, l'Udc, come forza moderata di centro, deve valorizzare la necessità del cambiamento e, alla luce di questo, scegliere l'alleanza politica».
Quale cambiamento?
«L'Abruzzo non può continuare a essere governato in termini meramente burocratici e di ordinaria amministrazione. Questo non lo dico solo io ma lo affermano anche importanti agenzie internazionali di rating che, con i loro giudizi, certificano il malessere della nostra regione».
Nello scenario politico attuale dove è piu presente questa esigenza di cambiamento?
«Il recinto all'interno del quale dobbiamo attuare la scelta delle alleanze deve tenere conto delle diverse specificità territoriali. Ma c'è anche un mondo che vive al di fuori dei partiti, fatto di associazioni e movimenti, che in questa regione si sta sviluppando e al quale anche noi dobbiamo portare grande attenzione coinvolgendolo in un processo di modernizzazione dell'Abruzzo».
A quali movimenti e associazioni si riferisce?
«Parlo dell'associazionismo locale, delle liste civiche. Insomma, quell'insieme di movimenti che non si riconoscono nel perimetro segnato dalle liturgie dei partiti e che aspirano ad avere una loro voce in una stagione diversa della politica».
Da tempo si dà quasi per certa una futura alleanza dell'Udc con il centrosinistra a livello regionale: cosa c'è di vero?
«Io credo che ci sia, in particolar modo, nei confronti del Partito democratico, una coomunanza di posizioni dovuta anche al fatto di essere, noi e loro, all'opposizione del governo regionale presieduto da Chiodi e al fatto di condividere alcuni progetti. Ma, detto questo, quello di cui si parla è, per ora, un percorso che svilupperemo nei prossimi mesi. Vedremo, alla prova delle alleanze, se ci sarà anche una condivisione di scelte strategiche da attuare nei diversi territori della regione».
Alle elezioni comunali dell'Aquila, nella prossima primavera, con chi vi alleerete, con il centrodestra o con il centrosinistra?
«Non abbiamo ancora deciso, come, del resto, anche ad Avezzano dove, con ogni probabilità, le realtà locali stanno immaginando anche di lavorare a un'ipotesi di Terzo polo».
Che cosa, soprattutto, vi unisce e che cosa, invece, vi separa dal centrosinistra in Abruzzo?
«La cosa che ci unisce è il fatto che anche nel centrosinistra hanno la consapevolezza della necessità di un salto di qualità della politica abruzzese e del bisogno di un cambiamento forte che inverta la rotta della nostra regione».
A separarvi, invece, cosa c'è?
«C'è il fatto che non c'è ancora un'alleanza».
Che giudizio dà della giunta Chiodi?
«Un governo regionale dovrebbe riuscire a trasmettere un'idea condivisa dello sviluppo del territorio. Mi chiedo, per esempio, quale sia il brand dell'Abruzzo. Su cosa si punta per costruire l'Abruzzo del futuro? Quali sono gli elementi centrali dello sviluppo? Questi sono temi che, secondo me, non sono stati trasferiti alla pubblica opinione. Tanto meno c'è su di loro un progetto condiviso. Il governo regionale non è riuscito neppure a coagulare intorno a un progetto le forze importanti della società abruzzese che, infatti, oggi, tutte insieme, lanciano un grido d'allarme per la situazione in cui versa la regione. Ecco, questo è il principale fallimento di carattere strategico del governo Chiodi».
Chiodi, tuttavia, rivendica il merito di essere riuscito a portare a casa i 607 milioni di euro dei fondi Fas.
«Non mi entusiasma affatto la discussione su questa storia dei fondi Fas, perché quei soldi arrivano da lontano nel tempo e ci arrivano tagliati. I fondi Fas andavano inglobati in un'azione strategica coerente e razionale e dovevano essere finalizzati a investimenti centrali per l'idea dellìAbruzzo che vogliamo costruire. Quando sento, invece, che Chiodi ha in mente di finanziare più di un centinaio di progetti, mi pare evidente che non c'è un'idea chiara di che cosa significhi e di che cosa debba essere lo sviluppo per questa regione».
Da tempo si dice che De Laurentiis potrebbe candidarsi come presidente della Regione: c'è questo nel suo futuro?
«Nel mio presente c'è il fatto che sono membro del consiglio di amministrazione di una grande azienda che fa servizio pubblico (la Rai ndr) in maniera importante. Cerco di svolgere bene questo impegno che coniugo con la passione che nutro per la mia regione. Non mi voglio rassegnare a guardare a un Abruzzo che, invece di crescere, arretra nelle classifiche economiche nazionali e internazionali e nella qualità della vita. Quindi, per il futuro, continuerò a dare il mio contributo allo sviluppo della regione, come ho sempre fatto anche da quando, e sono ormai tre anni, non sono più in Parlamento».
Ci sono personalità della società abruzzese sui cui lei si sentirebbe di puntare per il futuro della regione?
«Non mi va di fare nomi. Quel che è certo, però, è che oggi io avverto forte il bisogno di un salto generazionale. Secondo me, abbiamo il compito, tutti insieme, di allevare queste nuove generazioni. Vedo tanti giovani impegnati nei diversi partiti che possono diventare risorse preziose dell'Abruzzo. E' compito dell'attuale classe dirigente far sì che questo avvenga. Purtroppo, però, oggi in Abruzzo vedo la classe dirigente dei partiti molto ripiegata su se stessa e sul soddisfacimento di interessi corporativi».
Marsicano di Collelongo (il paese di Ottaviano Del Turco), 51 anni compiuti il mese scorso, avvocato, De Laurentiis è stato parlamentare dell'Udc, per due legislature, dal 2001 al 2008. Oggi siede nel consiglio d'amministrazione della Rai, ma non ha smesso di fare politica come leader abruzzese del partito di Pierferdinando Casini che, qui come altrove in Italia, bilancia alleanze con partiti di centrodestra con una crescente attenzione alla prospettiva di un'alleanza strategica con il Pd, a cominciare dalle elezioni amministrative dell'anno prossimo. Come? De Laurentiis lo spiega in questa intervista.
L'Udc in Abruzzo è all'opposizione in Regione, in maggioranza con il centrodestra in provincia di Chieti. L'anno prossimo si voterà per le amministrative. Andrete avanti così, con alleanze a macchia di leopardo?
«Io credo che, nella prossima tornata amministrativa, bisogna stabilire un elemento importante».
Quale?
«Il filo conduttore della nostra azione nei riguardi delle alleanze sul territorio deve essere la necessità del cambiamento. In una fase storica in cui il Pdl evidenzia il suo fallimento nel governo regionale, l'Udc, come forza moderata di centro, deve valorizzare la necessità del cambiamento e, alla luce di questo, scegliere l'alleanza politica».
Quale cambiamento?
«L'Abruzzo non può continuare a essere governato in termini meramente burocratici e di ordinaria amministrazione. Questo non lo dico solo io ma lo affermano anche importanti agenzie internazionali di rating che, con i loro giudizi, certificano il malessere della nostra regione».
Nello scenario politico attuale dove è piu presente questa esigenza di cambiamento?
«Il recinto all'interno del quale dobbiamo attuare la scelta delle alleanze deve tenere conto delle diverse specificità territoriali. Ma c'è anche un mondo che vive al di fuori dei partiti, fatto di associazioni e movimenti, che in questa regione si sta sviluppando e al quale anche noi dobbiamo portare grande attenzione coinvolgendolo in un processo di modernizzazione dell'Abruzzo».
A quali movimenti e associazioni si riferisce?
«Parlo dell'associazionismo locale, delle liste civiche. Insomma, quell'insieme di movimenti che non si riconoscono nel perimetro segnato dalle liturgie dei partiti e che aspirano ad avere una loro voce in una stagione diversa della politica».
Da tempo si dà quasi per certa una futura alleanza dell'Udc con il centrosinistra a livello regionale: cosa c'è di vero?
«Io credo che ci sia, in particolar modo, nei confronti del Partito democratico, una coomunanza di posizioni dovuta anche al fatto di essere, noi e loro, all'opposizione del governo regionale presieduto da Chiodi e al fatto di condividere alcuni progetti. Ma, detto questo, quello di cui si parla è, per ora, un percorso che svilupperemo nei prossimi mesi. Vedremo, alla prova delle alleanze, se ci sarà anche una condivisione di scelte strategiche da attuare nei diversi territori della regione».
Alle elezioni comunali dell'Aquila, nella prossima primavera, con chi vi alleerete, con il centrodestra o con il centrosinistra?
«Non abbiamo ancora deciso, come, del resto, anche ad Avezzano dove, con ogni probabilità, le realtà locali stanno immaginando anche di lavorare a un'ipotesi di Terzo polo».
Che cosa, soprattutto, vi unisce e che cosa, invece, vi separa dal centrosinistra in Abruzzo?
«La cosa che ci unisce è il fatto che anche nel centrosinistra hanno la consapevolezza della necessità di un salto di qualità della politica abruzzese e del bisogno di un cambiamento forte che inverta la rotta della nostra regione».
A separarvi, invece, cosa c'è?
«C'è il fatto che non c'è ancora un'alleanza».
Che giudizio dà della giunta Chiodi?
«Un governo regionale dovrebbe riuscire a trasmettere un'idea condivisa dello sviluppo del territorio. Mi chiedo, per esempio, quale sia il brand dell'Abruzzo. Su cosa si punta per costruire l'Abruzzo del futuro? Quali sono gli elementi centrali dello sviluppo? Questi sono temi che, secondo me, non sono stati trasferiti alla pubblica opinione. Tanto meno c'è su di loro un progetto condiviso. Il governo regionale non è riuscito neppure a coagulare intorno a un progetto le forze importanti della società abruzzese che, infatti, oggi, tutte insieme, lanciano un grido d'allarme per la situazione in cui versa la regione. Ecco, questo è il principale fallimento di carattere strategico del governo Chiodi».
Chiodi, tuttavia, rivendica il merito di essere riuscito a portare a casa i 607 milioni di euro dei fondi Fas.
«Non mi entusiasma affatto la discussione su questa storia dei fondi Fas, perché quei soldi arrivano da lontano nel tempo e ci arrivano tagliati. I fondi Fas andavano inglobati in un'azione strategica coerente e razionale e dovevano essere finalizzati a investimenti centrali per l'idea dellìAbruzzo che vogliamo costruire. Quando sento, invece, che Chiodi ha in mente di finanziare più di un centinaio di progetti, mi pare evidente che non c'è un'idea chiara di che cosa significhi e di che cosa debba essere lo sviluppo per questa regione».
Da tempo si dice che De Laurentiis potrebbe candidarsi come presidente della Regione: c'è questo nel suo futuro?
«Nel mio presente c'è il fatto che sono membro del consiglio di amministrazione di una grande azienda che fa servizio pubblico (la Rai ndr) in maniera importante. Cerco di svolgere bene questo impegno che coniugo con la passione che nutro per la mia regione. Non mi voglio rassegnare a guardare a un Abruzzo che, invece di crescere, arretra nelle classifiche economiche nazionali e internazionali e nella qualità della vita. Quindi, per il futuro, continuerò a dare il mio contributo allo sviluppo della regione, come ho sempre fatto anche da quando, e sono ormai tre anni, non sono più in Parlamento».
Ci sono personalità della società abruzzese sui cui lei si sentirebbe di puntare per il futuro della regione?
«Non mi va di fare nomi. Quel che è certo, però, è che oggi io avverto forte il bisogno di un salto generazionale. Secondo me, abbiamo il compito, tutti insieme, di allevare queste nuove generazioni. Vedo tanti giovani impegnati nei diversi partiti che possono diventare risorse preziose dell'Abruzzo. E' compito dell'attuale classe dirigente far sì che questo avvenga. Purtroppo, però, oggi in Abruzzo vedo la classe dirigente dei partiti molto ripiegata su se stessa e sul soddisfacimento di interessi corporativi».
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