«Giù le indennità, no ai direttori»
Aziende diritto allo studio. La ricetta dei tre presidenti
L'AQUILA. Consigli d'amministrazione leggeri, a basso costo, ma rappresentativi. Questa la ricetta proposta alla giunta regionale dai presidenti delle tre Adsu abruzzesi (le Aziende di Diritto agli studi universitari) in alternativa al taglio indiscriminato dei cda degli enti regionali per sostituirli con direttori generali. In una lettera al presidente della giunta Ottaviano Del Turco, i tre presidenti Luca D'Innocenzo (L'Aquila) Massimiliano Pignoli (Chieti-Pescara), Gianfranco Marini (Teramo), indicano proprio il modello riformato delle Adsu come modello tipo per tutti gli altri enti regionali. A cominciare proprio dai costi, che per le Aziende di diritto allo studio sono già stati tagliati nel 2005 da un primo intervento della giunta.
Questo dunque lo schema da copiare: le indennità dei presidenti Adsu sono già dimezzati e percepiscono una indennità equivalente al 15% delle indennità dei consiglieri regionali, quindi circa 1200 euro lordi. I consiglieri di amministrazione delle Adsu non percepiscono indennità, ma semplicemente un gettone di presenza di 110 euro lorde a seduta (in un anno si tengono mediamente 6/8 sedute).
«Restano alti», precisano i tre presidenti, «i costi dei revisori dei conti, e le Adsu, senza ricevere risposta, chiedono da un anno invano di procedere a medesimo taglio».
Stanto così le cose, si chiedono i presidenti, «i tre manager-direttori generali costerebbero meno? Per le Adsu», insistono, «proponiamo noi stessi la riduzione del numero dei revisori e, qualora lo si ritenga fondamentale, si può ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione, mantenendo l'equilibrio regione-università e la voce plurale degli studenti, che contribuiscono fiscalmente attraverso la tassa regionale, oltre ad essere i beneficiari degli interventi. Dopodichè, se si applicasse a tutti gli Enti Strumentali utili (cancellando quelli inutili) il modello delle Adsu, con indennità del presidente al 15% del consigliere regionale, nessuna indennità per i consiglieri e gettoni a livello di quelli delle Adsu, un unico revisore (come auspichiamo e come abbiamo richiesto), ma anche garantendo partecipazione degli “utenti” al governo dell'Ente, come è nelle Adsu attualmente, avremmo un grandissimo risparmio e maggiore democrazia partecipativa».
Interviene sui costi della politica anche il consigliere Gianni Melilla a nome del coordinamento regionale della Sinistra democratica. Per Melilla i tagli sono necessari, ma non bisognerebbe limitarli alla Regione, ma anche ai Comuni. «Tra le Società promosse dagli Enti Locali», spiega Melilla, «ne ho calcolate almeno 100». Cosa fare allora? Melilla propone una ricetta in quattro punti: 1) una sola azienda regionale per i vari servizi (acqua, edilizia, trasporti, agricoltura, sanità, eccetera), 2) un solo amministratore unico o un solo direttore generale, 3) una sola società per ogni Comune («gli enti locali devono accorpare le varie società costituite», dice il consigliere Melilla), 4) infine nomine «trasparenti e professionali».
Questo dunque lo schema da copiare: le indennità dei presidenti Adsu sono già dimezzati e percepiscono una indennità equivalente al 15% delle indennità dei consiglieri regionali, quindi circa 1200 euro lordi. I consiglieri di amministrazione delle Adsu non percepiscono indennità, ma semplicemente un gettone di presenza di 110 euro lorde a seduta (in un anno si tengono mediamente 6/8 sedute).
«Restano alti», precisano i tre presidenti, «i costi dei revisori dei conti, e le Adsu, senza ricevere risposta, chiedono da un anno invano di procedere a medesimo taglio».
Stanto così le cose, si chiedono i presidenti, «i tre manager-direttori generali costerebbero meno? Per le Adsu», insistono, «proponiamo noi stessi la riduzione del numero dei revisori e, qualora lo si ritenga fondamentale, si può ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione, mantenendo l'equilibrio regione-università e la voce plurale degli studenti, che contribuiscono fiscalmente attraverso la tassa regionale, oltre ad essere i beneficiari degli interventi. Dopodichè, se si applicasse a tutti gli Enti Strumentali utili (cancellando quelli inutili) il modello delle Adsu, con indennità del presidente al 15% del consigliere regionale, nessuna indennità per i consiglieri e gettoni a livello di quelli delle Adsu, un unico revisore (come auspichiamo e come abbiamo richiesto), ma anche garantendo partecipazione degli “utenti” al governo dell'Ente, come è nelle Adsu attualmente, avremmo un grandissimo risparmio e maggiore democrazia partecipativa».
Interviene sui costi della politica anche il consigliere Gianni Melilla a nome del coordinamento regionale della Sinistra democratica. Per Melilla i tagli sono necessari, ma non bisognerebbe limitarli alla Regione, ma anche ai Comuni. «Tra le Società promosse dagli Enti Locali», spiega Melilla, «ne ho calcolate almeno 100». Cosa fare allora? Melilla propone una ricetta in quattro punti: 1) una sola azienda regionale per i vari servizi (acqua, edilizia, trasporti, agricoltura, sanità, eccetera), 2) un solo amministratore unico o un solo direttore generale, 3) una sola società per ogni Comune («gli enti locali devono accorpare le varie società costituite», dice il consigliere Melilla), 4) infine nomine «trasparenti e professionali».