Gli animalisti liberano 130 visoni
Blitz all’allevamento D’Amico, tentato anche l’incendio del laboratorio.
CASTEL DI SANGRO. Un blitz anti-pelliccia ha portato alla liberazione di 130 visoni da un allevamento di Castel di Sangro. Gli animalisti sono entrati di notte, hanno fatto saltare i lucchetti delle gabbie e dopo avere staccato i cartellini identificativi hanno lasciato correre via i predatori dal pelo pregiato. Non contenti hanno tentato di incendiare il laboratorio di conceria e rotto alcune apparecchiature. E’ accaduto una settimana fa. Una «crociata» senza le telecamere che spesso accompagnano simili azioni. Un fatto che forse sarebbe passato sotto silenzio - l’allevatore non ha presentato neanche denunce - se non fosse accaduto che i visoni, lungo il loro sentiero della libertà, hanno cominciato ad assaltare i pollai dell’Alto Sangro e del vicino Molise. Alcuni esemplari sono stati avvistati a Vastogirardi e San Pietro Avellana, in provincia di Isernia. Altri sono comparsi lungo le sponde del fiume Sangro, in prossimità del Parco nazionale d’Abruzzo.
Diversi persino nella riserva naturale di Monte di Mezzo e nei boschi circostanti. «Sono affamati e feroci», raccontano alcuni agricoltori del posto che si sono imbattuti nei visoni in fuga. Che raccontano di vere e proprie stragi di galline, anatre e altri animali incrociati sul loro percorso. I mustelidi dai denti aguzzi stanno creando un serio problema all’ecosistema. «Un disastro», sottolinea Angelo Caruso, vicesindaco di Castel di Sangro, «questi visoni stanno causando notevoli danni e sono diventati un caso». Un caso che nei giorni scorsi ha interessato anche i carabinieri della compagnia sangrina, agli ordini del capitano Paolo Befera, informati delle incursioni. La famiglia D’Amico, titolare dell’allevamento, non ha voluto fare commenti sulla vicenda.
L’azienda, nel 1999, finì alla ribalta nazionale per un altro raid, all’epoca compiuto da Animalisti Italiani, organizzazione romana aderente alla Peta (People for the ethical treatment of animals) che protestava per presunti maltrattamenti subiti dagli animali destinati a diventare pellicce. La protesta sfociò in una rissa a colpi di bastone e forcone. Nove ecologisti rimasero feriti. Scattarono le denunce e ci fu anche l’inchiesta della magistratura. Del caso si occupò più volte anche Striscia la notizia. I visoni liberati nei giorni scorsi sono della specie americana, allevata in cattività e non abituata a procacciarsi il cibo. Nelle gabbie di allevamento si nutrono di carne o pesce e stando a quanto riportato dall’Associazione italiana allevatori di visoni tutte le aziende adottano misure per evitare maltrattamenti. Per gli esperti, invece, la loro sopravvivenza in natura è destinata a finire nel giro di qualche mese. Un tempo necessario per compiere altre dannose scorribande fra l’Alto Sangro e il Molise. Tanto che non si escludono provvedimenti per tentare di catturare i visoni in fuga.
Diversi persino nella riserva naturale di Monte di Mezzo e nei boschi circostanti. «Sono affamati e feroci», raccontano alcuni agricoltori del posto che si sono imbattuti nei visoni in fuga. Che raccontano di vere e proprie stragi di galline, anatre e altri animali incrociati sul loro percorso. I mustelidi dai denti aguzzi stanno creando un serio problema all’ecosistema. «Un disastro», sottolinea Angelo Caruso, vicesindaco di Castel di Sangro, «questi visoni stanno causando notevoli danni e sono diventati un caso». Un caso che nei giorni scorsi ha interessato anche i carabinieri della compagnia sangrina, agli ordini del capitano Paolo Befera, informati delle incursioni. La famiglia D’Amico, titolare dell’allevamento, non ha voluto fare commenti sulla vicenda.
L’azienda, nel 1999, finì alla ribalta nazionale per un altro raid, all’epoca compiuto da Animalisti Italiani, organizzazione romana aderente alla Peta (People for the ethical treatment of animals) che protestava per presunti maltrattamenti subiti dagli animali destinati a diventare pellicce. La protesta sfociò in una rissa a colpi di bastone e forcone. Nove ecologisti rimasero feriti. Scattarono le denunce e ci fu anche l’inchiesta della magistratura. Del caso si occupò più volte anche Striscia la notizia. I visoni liberati nei giorni scorsi sono della specie americana, allevata in cattività e non abituata a procacciarsi il cibo. Nelle gabbie di allevamento si nutrono di carne o pesce e stando a quanto riportato dall’Associazione italiana allevatori di visoni tutte le aziende adottano misure per evitare maltrattamenti. Per gli esperti, invece, la loro sopravvivenza in natura è destinata a finire nel giro di qualche mese. Un tempo necessario per compiere altre dannose scorribande fra l’Alto Sangro e il Molise. Tanto che non si escludono provvedimenti per tentare di catturare i visoni in fuga.