Grandinata, i rimborsi non sono sicuri
Francavilla chiede 60 milioni, da Pescara 10mila domande: la Regione invierà tutto a Roma. Niente aiuti se il totale è basso
L’AQUILA. Oltre 60 milioni tra danni pubblici e privati a Francavilla al Mare, più di 10mila domande da Pescara. Le conseguenze che la violenta grandinata ha provocato in un solo giorno, l'indimenticabile mercoledì 10 luglio, sono enormi.
I Comuni si leccano le ferite. Hanno inviato entro il 31 luglio gli elenchi delle richieste di risarcimenti alla Regione. Ma il riconoscimento dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri non è scontato. E anche ammesso che il Governo riconosca che la Regione Abruzzo, da sola, non possa sostenere le spese delle conseguenze del maltempo, non è automatico che coprirà con risorse pubbliche tutti i danni censiti. In cima alla scala delle priorità ci sono sempre gli interventi di somma urgenza, necessari per riportare alle condizioni normali la vita di un territorio colpito, poi i beni pubblici, seguono le attività produttive e l'agricoltura e, infine, i beni privati.
Riconoscerà, il Consiglio dei ministri, l'urgenza abruzzese, tanto da ricomprendere tutti i danni della grandinata nello stato di emergenza nazionale? Lo si saprà solo nelle prossime settimane. Proprio oggi il Centro funzionale della Protezione civile regionale dovrebbe concludere la raccolta e l'organizzazione delle domande inviate dai Comuni tramite la piattaforma telematica.
LO STATO DELL'ARTE. Nel mentre il Centro funzionale raccoglie i dati, la struttura regionale della Protezione civile sta preparando la delibera per la richiesta del riconoscimento dello Stato di emergenza.
Secondo la procedura disciplinata per legge (articoli 24 e 25 del codice della Protezione civile), ci saranno dopo sia l'istruttoria del Dipartimento nazionale sia i sopralluoghi nei Comuni colpiti. Sulla scorta di quanto emergerà in questa fase, il Dipartimento di Protezione civile predisporrà o meno il suo assenso. In caso di assenso, proporrà al Consiglio dei ministri la richiesta di emergenza e la conseguente richiesta di stanziamento di risorse da destinare al patrimonio pubblico danneggiato ed eventualmente a quello privato.
GLI SCENARI. Di certo, peserà molto anche quanto dichiareranno anche le altre regioni colpite dal maltempo il 10 luglio scorso, perché la coperta delle finanze pubbliche è sempre corta. Detto semplicemente, la Regione Abruzzo dovrà dimostrare di non poter fronteggiare economicamente da sola le conseguenze della violenta grandinata, seguita, in quel giorno nefasto, anche da una pioggia torrenziale.
I DANNI. Con i suoi 60 milioni di danni, Francavilla al Mare è la più ferita dal maltempo di luglio. Sono 5mila le domande private trasmesse alla Protezione civile, che riguardano per 46 milioni di euro i beni immobili (abitazioni per lo più), 8,5 milioni i beni mobili (moto, macchine, furgoni), 1,3 milioni i materiali e le scorte di rifornimenti delle attività commerciali e altrettanti le attività agricole. Per quanto riguarda i danni pubblici, ammontano a 2 milioni di euro e riguardano: il pagamento delle strutture ricettive che hanno ospitato le persone evacuate e l'intervento delle ambulanze; la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti accumulati; la viabilità; l'illuminazione pubblica; le scuole, i mercati, le case popolari, gli impianti sportivi e i veicoli. Danni su strade, scuole, impianti sportivi, case popolari, marciapiedi e lampioni dell’illuminazione pubblica a Pescara (la conta precisa degli importi anche privati verrà illustrata questa mattina in conferenza stampa dall'assessore al Bilancio Eugenio Seccia). Montesilvano chiede ristoro per 3,6 milioni di euro di danni privati (di cui 2,6 milioni per le abitazioni e 1 milione per i danni alle macchine) e due milioni per i beni pubblici. Già spesi 30mila euro per i lavori di somma urgenza.
I Comuni si leccano le ferite. Hanno inviato entro il 31 luglio gli elenchi delle richieste di risarcimenti alla Regione. Ma il riconoscimento dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri non è scontato. E anche ammesso che il Governo riconosca che la Regione Abruzzo, da sola, non possa sostenere le spese delle conseguenze del maltempo, non è automatico che coprirà con risorse pubbliche tutti i danni censiti. In cima alla scala delle priorità ci sono sempre gli interventi di somma urgenza, necessari per riportare alle condizioni normali la vita di un territorio colpito, poi i beni pubblici, seguono le attività produttive e l'agricoltura e, infine, i beni privati.
Riconoscerà, il Consiglio dei ministri, l'urgenza abruzzese, tanto da ricomprendere tutti i danni della grandinata nello stato di emergenza nazionale? Lo si saprà solo nelle prossime settimane. Proprio oggi il Centro funzionale della Protezione civile regionale dovrebbe concludere la raccolta e l'organizzazione delle domande inviate dai Comuni tramite la piattaforma telematica.
LO STATO DELL'ARTE. Nel mentre il Centro funzionale raccoglie i dati, la struttura regionale della Protezione civile sta preparando la delibera per la richiesta del riconoscimento dello Stato di emergenza.
Secondo la procedura disciplinata per legge (articoli 24 e 25 del codice della Protezione civile), ci saranno dopo sia l'istruttoria del Dipartimento nazionale sia i sopralluoghi nei Comuni colpiti. Sulla scorta di quanto emergerà in questa fase, il Dipartimento di Protezione civile predisporrà o meno il suo assenso. In caso di assenso, proporrà al Consiglio dei ministri la richiesta di emergenza e la conseguente richiesta di stanziamento di risorse da destinare al patrimonio pubblico danneggiato ed eventualmente a quello privato.
GLI SCENARI. Di certo, peserà molto anche quanto dichiareranno anche le altre regioni colpite dal maltempo il 10 luglio scorso, perché la coperta delle finanze pubbliche è sempre corta. Detto semplicemente, la Regione Abruzzo dovrà dimostrare di non poter fronteggiare economicamente da sola le conseguenze della violenta grandinata, seguita, in quel giorno nefasto, anche da una pioggia torrenziale.
I DANNI. Con i suoi 60 milioni di danni, Francavilla al Mare è la più ferita dal maltempo di luglio. Sono 5mila le domande private trasmesse alla Protezione civile, che riguardano per 46 milioni di euro i beni immobili (abitazioni per lo più), 8,5 milioni i beni mobili (moto, macchine, furgoni), 1,3 milioni i materiali e le scorte di rifornimenti delle attività commerciali e altrettanti le attività agricole. Per quanto riguarda i danni pubblici, ammontano a 2 milioni di euro e riguardano: il pagamento delle strutture ricettive che hanno ospitato le persone evacuate e l'intervento delle ambulanze; la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti accumulati; la viabilità; l'illuminazione pubblica; le scuole, i mercati, le case popolari, gli impianti sportivi e i veicoli. Danni su strade, scuole, impianti sportivi, case popolari, marciapiedi e lampioni dell’illuminazione pubblica a Pescara (la conta precisa degli importi anche privati verrà illustrata questa mattina in conferenza stampa dall'assessore al Bilancio Eugenio Seccia). Montesilvano chiede ristoro per 3,6 milioni di euro di danni privati (di cui 2,6 milioni per le abitazioni e 1 milione per i danni alle macchine) e due milioni per i beni pubblici. Già spesi 30mila euro per i lavori di somma urgenza.