VINO
Il clima in Abruzzo brucia il 18% delle uve
La vendemmia: meno quantità, buona qualità dei rossi, per i bianchi decisivo settembre. Prezzi in rialzo
PESCARA. Il clima in Abruzzo “brucia” il 18% della produzione di uva, più o meno 700mila ettolitri di vino. A un mese dall’avvio della vendemmia 2020-21 - iniziata il 16 agosto per le varietà precoci - le stime danno alla nostra regione il primato in negativo nel Sud passando da 3 milioni 494mila ettolitri prodotti l’anno scorso a 2 milioni 883mila ettolitri stimati nel 2021. Ma non tutti i guai vengono per nuocere. Assoenologi, l’associazione di categoria degli esperti del vino, prospetta una qualità buona e in alcuni casi eccellente soprattutto per il rosso mentre per i bianchi si teme una perdita di freschezza e di struttura provocata dall’enorme siccità di questa estate. Diventa decisivo il meteo di settembre. Tutto questo mentre i consumi, dopo il periodo Covid, sono in netta ripresa anche in Abruzzo sia nei mercati internazionali che in Italia. Tanto che questa vendemmia viene definita “di ripartenza”. I dati diffusi di concerto con l’Unione italiana vini e Ismea nel corso di una conferenza online, parlano di una contrazione media nazionale del raccolto del 9% con picchi in Toscana (-25%), in Lombardia (-20%) e appunto in Abruzzo. A questi si contrappongono i trend positivi di Sicilia (+9%), Calabria (+10%) e Campania (+5%).
Colpa del meteo. Che in Abruzzo è passato dalle temperature miti di febbraio e inizio marzo (20 gradi sulla fascia costiera), al brusco irrigidimento di metà aprile (senza gravi conseguenze sulle varietà appena germogliate) e, da fine maggio in poi, alle belle giornate e temperature alte che hanno favorito lo sviluppo di una buona vegetazione ed un’emissione normale di grappoli ben formati ed uniformi per tutte le varietà. Ma è stata la mancanza di piogge a giugno, luglio e agosto a provocare grossi problemi soprattutto nelle zone collinari e montane in terreni non irrigui ed esposti. Questa situazione, sempre secondo gli enologi, porterà ad un calo di peso dei grappoli e ad una bassa resa di cantina.
“Dal punto di vista sanitario, le vigne si presentano in ottimo stato, benché con ridotte dimensioni degli acini, soprattutto per i vitigni bianchi internazionali”, confortano gli enologi. Il presidente Riccardo Cotarella suggerisce il ricorso all’agricoltura di precisione contro gli effetti del cambiamento climatico. Intanto occorre fare i conti: il calo della quantità prodotta avrà come effetto diretto l’aumento dei prezzi. Una situazione che viene vista come occasione per ridare valore alle uve. Ma occorre stare attenti: c’è il rischio di speculazioni con l’immissione nel mercato di partite di vino invenduto. L’Abruzzo sarà pronto a questa nuova sfida?
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