Il Pd attacca la Procura: delusi dai pm
Paolucci: troppe proroghe, attendiamo ancora quella montagna di prove annunciate
PESCARA. «A un anno dalle inchieste che hanno travolto la Regione, il Pd manifesta la propria delusione per il lavoro della procura di Pescara». Silvio Paolucci segretario regionale Pd non si nasconde nel politichese.
O nella cautela di chi si dice «fiducioso» per poi da dietro le quinte lanciare accuse sul lavoro dei magistrati.
Paolucci a nome del Partito democratico lo dice in modo chiaro.
«Siamo delusi dell’inchiesta», osserva il segretario regionale del Partito democratico. «I tempi delle indagini si stanno rivelando troppo lunghi e, pertanto anche in Abruzzo come nel resto del Paese, finisce che l’opinione pubblica si forma un proprio giudizio sui provvedimenti cautelari, provvedimenti di cui a mio avviso si abusa con eccessiva discrezionalità, e non sugli esiti di un regolare processo».
Come segretario regionale del Pd, Paolucci rivendica anche il diritto di esprimere un giudizio «libero» circa la direzione politica delle indagini fatte dai pubblici ministeri.
«La seconda ragione della nostra delusione», prosegue Paolucci nella sua nota, «è che le inchieste sulla Regione, su Montesilvano e su Pescara hanno riguardato solo il Pd: e ad oggi non si è celebrato nessun processo, mentre sono tante le richieste di proroga delle indagini».
Arresti, conferenze stampa dei pm, imputazioni rimaste in piedi sulla parola di grandi «accusatori», tutto questo per il Pd ha creato le premesse non solo delle catastrofi elettorali del centrosinistra ma hanno dato agli elettori la percenzione che il Pd sia il partito alla base di tutti i mali.
«Con l’aggravante», scandisce Paolucci, «che agli occhi dell’opinione pubblica le colpe del declassamento dell’Abruzzo, tornata ad essere una regione meridionale in cui si accumulano debiti, diminuisce il reddito, dilaga la questione morale e la classe dirigente non si rinnova, siano tutte del Pd».
L’analisi del segretario regionale del maggior partito del centrosinistra diventa pungente.
«Le colpe tutte del Pd?», prosegue Silvio Paolucci, «non è così: e questa è l’enorme responsabilità della magistratura abruzzese».
La conclusione del ragionamento di Paolucci è riferita alla conferenza stampa fatta dai pubblici ministeri della procura di Pescara quando il 14 luglio 2008, in un’ora e mezza di presentazione dell’inchiesta parlarono di «montagne di prove» che avevano determinato gli arresti e la cella di isolamento per l’ex presidente della giunta regionale, Ottaviano Del Turco.
«Attendiamo con speranza che si faccia chiarezza sulle montagne di prove del luglio 2008», conclude il segretario Pd, «e che si ricostruisca un quadro più serio e credibile del gravissimo arretramento di questi anni in Abruzzo».
O nella cautela di chi si dice «fiducioso» per poi da dietro le quinte lanciare accuse sul lavoro dei magistrati.
Paolucci a nome del Partito democratico lo dice in modo chiaro.
«Siamo delusi dell’inchiesta», osserva il segretario regionale del Partito democratico. «I tempi delle indagini si stanno rivelando troppo lunghi e, pertanto anche in Abruzzo come nel resto del Paese, finisce che l’opinione pubblica si forma un proprio giudizio sui provvedimenti cautelari, provvedimenti di cui a mio avviso si abusa con eccessiva discrezionalità, e non sugli esiti di un regolare processo».
Come segretario regionale del Pd, Paolucci rivendica anche il diritto di esprimere un giudizio «libero» circa la direzione politica delle indagini fatte dai pubblici ministeri.
«La seconda ragione della nostra delusione», prosegue Paolucci nella sua nota, «è che le inchieste sulla Regione, su Montesilvano e su Pescara hanno riguardato solo il Pd: e ad oggi non si è celebrato nessun processo, mentre sono tante le richieste di proroga delle indagini».
Arresti, conferenze stampa dei pm, imputazioni rimaste in piedi sulla parola di grandi «accusatori», tutto questo per il Pd ha creato le premesse non solo delle catastrofi elettorali del centrosinistra ma hanno dato agli elettori la percenzione che il Pd sia il partito alla base di tutti i mali.
«Con l’aggravante», scandisce Paolucci, «che agli occhi dell’opinione pubblica le colpe del declassamento dell’Abruzzo, tornata ad essere una regione meridionale in cui si accumulano debiti, diminuisce il reddito, dilaga la questione morale e la classe dirigente non si rinnova, siano tutte del Pd».
L’analisi del segretario regionale del maggior partito del centrosinistra diventa pungente.
«Le colpe tutte del Pd?», prosegue Silvio Paolucci, «non è così: e questa è l’enorme responsabilità della magistratura abruzzese».
La conclusione del ragionamento di Paolucci è riferita alla conferenza stampa fatta dai pubblici ministeri della procura di Pescara quando il 14 luglio 2008, in un’ora e mezza di presentazione dell’inchiesta parlarono di «montagne di prove» che avevano determinato gli arresti e la cella di isolamento per l’ex presidente della giunta regionale, Ottaviano Del Turco.
«Attendiamo con speranza che si faccia chiarezza sulle montagne di prove del luglio 2008», conclude il segretario Pd, «e che si ricostruisca un quadro più serio e credibile del gravissimo arretramento di questi anni in Abruzzo».