ABRUZZO / AMBIENTE
Il Tar: stop smaltimento in mare dei fanghi di Ortona
Accolto il ricorso presentato dall'Amp Torre del Cerrano con i Comuni di Silvi, Pineto, Montesilvano e Città Sant'Angelo
PESCARA. Il Tribunale amministrativo regionale dell'Aquila ha definitivamente annullato l'autorizzazione, rilasciata dalla Regione Abruzzo, in favore del Comune di Ortona, per scaricare in mare, nel sito Abro1, a cinque miglia dalle coste di Montesilvano, materiale di escavazione (fanghi) del porto di Ortona. I giudici amministrativi hanno accolto pienamente il ricorso proposto dall'area marina protetta (Amp) Torre del Cerrano con i Comuni di Pineto, Silvi, Città Sant'Angelo e Montesilvano.
Già la presidenza del Consiglio dei ministri si era detta contraria, il 14 febbraio 2018, accogliendo l'opposizione avanzata dall'Amp, che mirava ad annullare la decisione della conferenza di servizi che aveva poi portato la stessa Regione Abruzzo ad autorizzare lo scarico. Ora, però, annullati dal Tar, i provvedimenti adottati dalla Regione il 6 febbraio 2018 non avranno più efficacia, cosicché quei fanghi non saranno più scaricati né dal Comune di Ortona né da chiunque altro lo volesse. “La storia di questo intervento, che si era reso necessario per l'insabbiamento dei fondali del porto di Ortona”, raccontano i ricorrenti, “comincia nel 2011. E' stato difficile, per gli uffici dell'Amp, seguire il procedimento nei suoi numerosi passaggi al fine di predisporre la migliore azione di contrasto sotto il coordinamento del professor Enzo Di Salvatore, dell'università di Teramo, con l'avvocato Paolo Colasante del foro di Roma. La necessità di ricorrere alle vie legali è stata inevitabile dopo che l'Amp si era vista negare dalla Regione Abruzzo la richiesta di sottoporre l'intervento a valutazione di incidenza ambientale (Vinca). Ed è stato proprio questo il motivo centrale della decisione del Tar, che ha confermato quanto già la giurisprudenza europea aveva riconosciuto, cioè la necessità di valutare quali conseguenze ambientali derivino da attività di questo tipo per un sito, come l'Amp Torre del Cerrano, che fa parte della rete europea Natura 2000, quand’anche l'intervento si collochi formalmente fuori dal perimetro del sito protetto. "La decisione del Tar dimostra che i motivi per i quali l'Amp ha condotto questa battaglia erano più che fondati” commenta il presidente del parco marino, Leone Cantarini, “ci auguriamo che non sia una vittoria di Pirro ma che aiuti la Regione a una presa di coscienza circa l'utilizzo dei materialiderivanti da opere di dragaggio dei porti abruzzesi (Pescara, Ortona, Giulianova, Vasto), materiale che non può essere riversato in mare in modo indiscriminato. La norma prevede questa soluzione come opzione ultima e insostituibile, certamente non come prima e unica soluzione. Prima di versare in mare materiali contenenti sostanze, che al mare non fanno bene, ci auguriamo una riflessione che porti a soluzioni che siano sostenibili sotto l’aspetto ambientale”.
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