LAVORO
In Abruzzo le imprese fanno sempre più fatica a trovare personale
L'analisi del Cresa sui dati Unioncamere e Anpal: "Tassi di disoccupazione in calo e aumento dei posti di lavoro vacanti non comportano crescita economica ma probabile maggiore inflazione"
L'AQUILA. Enorme difficoltà da parte delle imprese nel reperire forza lavoro con le caratteristiche richieste. È quanto rileva il Cresa (Centro Studi dell'Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d'Italia), che ha analizzato i dati della più recente rilevazione annuale condotta dal Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e dall'Anpal. «Per tale motivo - rileva il Cresa - tassi di disoccupazione calanti e aumento dei posti di lavoro vacanti non comportano crescita economica ma hanno elevate probabilità di tradursi semplicemente in maggiore inflazione. Non ci sono stati, infatti, il recupero e la riattivazione dell'offerta di lavoro calata durante la pandemia principalmente per fattori di cambiamento strutturale che possono condizionare le tendenze dei prossimi anni».
I dati Excelsior mostrano, nonostante il rallentamento dell'economia, una tendenza crescente delle attuali strategie occupazionali: le entrate previste in Italia superano i 5,5 milioni, circa un milione in più rispetto al 2018 (+4%), in Abruzzo sfiorano i 117mila, 17mila in più nel confronto con l'anno pre-pandemico (+3%) con significative differenze settoriali.
In Abruzzo l'allargamento della richiesta di lavoro riguarda per il 50% gli under 29 (+7mila), per il 21% non è richiesto alcun titolo di studio, per il 29% vengono cercate figure con almeno un diploma quinquennale, per il 42% candidati con una qualifica di formazione professionale e per l'8% almeno laureati (16% a livello nazionale).
Enormi le difficoltà di reperimento di un'offerta di lavoro, principalmente ma non solo nelle costruzioni e nel manifatturiero, capace di soddisfare le esigenze: il 47% delle 116,7mila entrate programmate viene giudicata dalle imprese abruzzesi «di difficile reperimento» (era il 26% nel 2018) sia per l'assenza delle professionalità richieste (30%) sia per gli esiti negativi nei processi di selezione dei candidati.
Per superarle le imprese adottano diverse strategie: cercano figure professionali simili per formarle internamente, allargano il perimetro territoriale della ricerca, propongono retribuzioni più alte (18% era 13% nel 2019).