In tre ore la procura ha cercato nuove accuse

Gli incontri tra Varone, Trifuoggi e Zupo: ecco cosa è accaduto dietro le quinte

PESCARA. In tre ore la procura di Pescara si gioca dietro le quinte la partita più difficile. Cerca nuovi indizi, fino all’ultimo secondo, per arginare l’ordinanza su Dezio che ha smontato le accuse. Alle 10, il sostituto procuratore Gennaro Varone è già chiuso nella stanza del procuratore capo, Nicola Trifuoggi, al 5º piano del palazzo di giustizia. «Sono in riunione», taglia corto un assistente giudiziario. La riunione dura quasi un’ora, Varone esce con il volto teso. Scende al terzo piano e si chiude in stanza. Dopo pochi minuti arriva Nicola Zupo, il capo della Mobile, ufficialmente in ferie. In mano, però, ha un fascicolo con gli ultimi risultati dell’indagine su D’Alfonso che continua, anche dopo l’ordinanza del gip che ha smontato le accuse. Tra procura e sindaco è un braccio di ferro.

GLI ULTIMI ATTI. Arrivano in zona Cesarini, dopo il triplo fischio finale, gli ultimi atti di indagine. Sabato c’è stata la perquisizione in casa di Giampiero Leombroni, geometra ex dirigente del Comune che ha curato l’appalto dell’area di risulta e il project financing dei cimiteri. E lunedì, si è consumato il blitz a Firenze nello studio dell’avvocato Marco Mariani, consulente del Comune la cui parcella è stata pagata dalla società aggiudicataria della gestione dei cimiteri. Così, a tempo scaduto, la procura riceve le ultime carte, e tenta di convincere il gip a un altro dietrofront. Vuole provare a ribaltare l’ordinanza che ha scarcerato Guido Dezio, spianando la strada della libertà a D’Alfonso. L’ordinanza del gip è la sconfitta della procura.

ARRIVA ZUPO. All’ingresso del tribunale Zupo taglia corto, dribbla i giornalisti prima di chiudersi nella stanza di Varone. Sono le 11, il clima dell’estate, l’atmosfera del 14 luglio, dopo gli arresti per Sanitopoli, quando la gente fermava per strada i magistrati di Pescara per dire loro «Andate avanti», non c’è più. Sparite anche le scritte sui muri, al loro posto si trovano striscioni per D’Alfonso. Varone e Zupo restano chiusi in stanza per mezz’ora, mentre fuori dal palazzo di giustizia la città attende da un momento all’altro la liberazione del sindaco.

IL PARERE E’ PRONTO.
Si consuma poco prima delle 12 l’ultimo atto della mattinata campale della procura. Zupo finisce di informare il pm che riesce dalla sua stanza e torna al quinto piano dal procuratore capo. Trifuoggi sta ricevendo auguri di Natale da avvocati, consulenti e magistrati, quando compare Varone: è più teso di prima. Il pm entra nella stanza del procuratore, insieme al collega Giuseppe Bellelli, e vi resta per un’altra mezz’ora. Il parere negativo sulla libertà per D’Alfonso è pronto, ma prima di presentarlo al gip, Varone informa il capo, il cui ruolo si limita ad essere quello di notaio. Alle 12,45 l’ultima carta giocata dall’accusa è sul tavolo del gip. Il pm fa un solo commento: «Non è un parere di bandiera».