Inchiesta Rigopiano: la Carta valanghe chiesta già nel 2011 

Ma la sollecitazione della delibera di giunta cadde nel vuoto. La novità dall’audizione in Procura dell’allora responsabile Sabatino Belmaggio, ascoltato dal pm Papalia

PESCARA. Non è il 2014, ma il 2011 l’anno chiave per cercare di rintracciare i motivi per cui l’Abruzzo, nonostante che una legge glielo imponesse dal 1992, non si è dotata della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga. Carta che, se ci fosse stata, avrebbe evitato il disastro di Rigopiano secondo quanto ricostruito con i propri consulenti dagli avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri che assistono due dei sei indagati per le 29 vittime della valanga. Vale a dire il sindaco e il tecnico comunale di Farindola. È questa data, il 2011, uno degli elementi emersi nelle tre ore di audizione del dirigente della Regione Sabatino Belmaggio sentito lunedì come testimone, dal sostituto procuratore Andrea Papalia, alla presenza degli stessi avvocati Valentini e Tatozzi che da febbraio avevano chiesto di ascoltarlo.

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Dal colloquio secretato, e finalizzato a ricostruire tutti gli step di una legge dimenticata per 22 anni, sarebbe emerso che bisogna andare ancora indietro di tre anni rispetto alla delibera di giunta del 2014 individuata dagli avvocati della difesa. La delibera con cui di fatto la giunta chiese all’ufficio competente di mettere in pratica quella legge.
Bisogna guardare al 2011 perché è nel 2011 che quella delibera era stata sollecitata una prima volta, cadendo però nel vuoto. Ma perché la catena che avrebbe fatto guadagnare all’Abruzzo tre anni preziosi per dotarsi della Carta di localizzazione dei pericoli da valanghe si è interrotta? È per verificare eventuali responsabilità che gli avvocati della difesa, convinti del disastro doloso e non colposo della Regione, hanno chiesto alla Procura dell’Aquila il sequestro dei carteggi mail relativi a quegli atti. Per ora, quello che sarebbe venuto fuori dall’audizione di due giorni fa, è che nel 2011 sarebbe stato proprio l’ufficio Rischio incendi boschivi, rischio industriale e rischio valanghe di cui Belmaggio era responsabile, a sottoporre la delibera da far ratificare alla giunta regionale per dare il via alla realizzazione di questa benedetta Carta. A Belmaggio, che era arrivato in quell’ufficio nel 2010, era infatti bastato un anno per aggiornare la carta storica delle valanghe richiesta dalla legge del ’92 come documento prodromico alla Carta dei pericoli valanghe. Un anno solo, perché la carta storica era stata già fatta fare dalla Regione nel 2005.
Ma nel 2011 quella richiesta cade nel vuoto. Fino al 2014 quando, ancora l’ufficio di cui fa parte Belmaggio firma quella delibera. E la giunta regionale, finalmente, la ratifica e dà mandato all’ufficio di mettersi a lavorare su quella Carta. Ci comincia a lavorare proprio Belmaggio come responsabile dell’ufficio Rischi valanghe. Dalla fine del 2013 al marzo del 2016 viene redatto il primo lotto della carta per i bacini sciistici del Gran Sasso, e impegnati altri 43mila euro per il prosieguo della realizzazione nei comprensori montani dei principali bacini sciistici. Il primo lotto, Campo Imperatore-Vasto-Montecristo-Prati di Tivo sarà operativo dopo il 19 giugno. Poi sarebbe toccato ad altri bacini sciistici, ma non a Rigopiano. Perché Rigopiano non figura nella carta storica che censisce le valanghe dal 1957 al 2013. Figura adesso, con i suoi 29 morti. Con la giunta regionale che ha cambiato i suoi piani: si farà una Clpv per tutta la regione.
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