ANTIMAFIA
Infiltrazioni mafiose, interdette 4 aziende agricole di Pescara e L'Aquila
I provvedimenti delle prefetture nelle rispettive province sulla scia delle inchieste sulla "mafia dei pascoli": "Contiguità con la criminalità organizzata"
L'AQUILA. Quattro provveddimenti di interdittiva antimafia sono stati emessi dalle prefetture dell'Aquila e di Pescara. Tutte e quattro le interdittive riguardano aziende agricole (i nomi non sono state resi noti) coinvolte nelle inchieste sulla "mafia dei pascoli" finalizzata alla truffa di fondi europei: tre sono della provincia aquilana e una della provincia pescarese. I provvedimenti sono firmati dai prefetti di L'Aquila, Cinzia Torraco, e di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo.
Per quanto riguarda le aziende agricole dell'Aquilano, la prefettura fa sapere che il provvedimento, preso al termine di un lavoro congiunto tra prefettura, forze dell'ordine e Direzione investigativa antimafia, si inquadra nell’ambito delle concessioni di terreni agricoli e zootecnici demaniali da parte degli enti locali e in quello delle erogazioni pubbliche per l’agricoltura.
Per quanto riguarda l'azienda agricola del Pescarese, la prefettura fa sapere che il provvedimento inibitorio è stato emanato "per il concreto ed attuale rischio di condizionamento della società dovuto alla contiguità con altri soggetti e società risultati appartenenti direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata". La società in questione opera nel settore della coltivazione di terreni, selvicoltura, allevamento del bestiame e attività connesse, che, nell’ambito di tale attività, attinge anche a fondi pubblici. Si tratta della seconda interdittiva antimafia adottata in pochi mesi a Pescara. "Occorre mantenere alta l’attenzione", sottolinea il prefetto Di Vincenzo, "per prevenire tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in questo territorio, anche in considerazione dell’afflusso delle risorse del Pnrr".
Le interdittive antimafia sono previste dal Codice antimafia del 2011, hanno lo scopo di prevenire le infiltrazioni mafiose nel mercato mediante l’interdizione delle imprese, che ne sono destinatarie, a contrarre con la pubblica amministrazione o a ricevere erogazioni pubbliche.