L'Abruzzo in mano ai commissari
Devono gestire l'emergenza straordinaria, in due anni sono diventati 28
PESCARA. Nella straordinarietà della crisi l'Abruzzo ha qualcosa in più di straordinario. Anzi, 28. Tanti sono infatti i commissari straordinari che amministrano e gestiscono beni e servizi pubblici per conto della Regione o direttamente del governo.
L'ultimo arrivato ad allungare una lista che poteva già essere da record è l'ingegnere Gianfranco Mascazzini chiamato a gestire l'ennesima emergenza, quella dei fiumi e della costa a rischio, con un budget di 40 milioni di euro. È il commissario numero 28 della lista che affonda le radici nel 2009, con la nomina a commissario per la ricostruzione del presidente della Regione Gianni Chiodi - che ha poi ricevuto l'incarico bis sul fronte della sanità - seguita dalla prima raffica di nomine, sempre nel giugno di due anni fa, ai vertici dei sette consorzi industriali. Così era e così è rimasto. In due anni i commissari hanno conservato i loro poteri e anzi sono aumentati con tutta la loro «straordinarietà». Dai parchi agli alloggi popolari, dalla gestione del ciclo idrico (acqua) all'agenzia per l'ambiente, al turismo.
In Abruzzo resta poco di pubblico che non sia commissariato. Seguendo una logica che per quanto sia ricorrente sa poco di straordinario, la prossima nomina può arrivare per la gestione del caos-rifiuti e delle discariche stracolme; oppure, ipotizziamo, può scattare sulle risorse energetiche, il problema delle ricerche petrolifere e della proliferazione degli impianti eolici. A quel punto, forse, qualcuno si potrebbe voltare e domandarsi: ma l'Abruzzo ha davvero bisogno di queste gestioni straordinarie? E quelle che sono iniziate due anni fa, che cosa hanno portato?
Tralasciando i più grandi temi su sanità e ricostruzione, la maggior parte dei commissari è stata nominata in attesa che venisse varata e si concretizzasse la riforma su società, consorzi e agenzie regionali, che prevede accorpamenti e riduzioni di amministratori, e le cui linee guida sono state approvate dal consiglio regionale nella prima metà del 2009. È ad esempio il caso dei consorzi industriali (Asi) e delle agenzie per l'edilizia territoriale (Ater). Anziché rinnovare le cariche di amministratori e presidenti, è stato preferito affidarsi ad una sola persona, «un tecnico», per ente, con ampi poteri decisionali nel suo campo, affinché potesse gestire il periodo di transizione. Il commissariamento dell'ente avrebbe dovuto portare a un maggiore snellimento dell'apparato burocratico, a una maggiore efficienza, alla soluzione di problemi incombenti, straordinari appunto. Di certo fa risparmiare alla Regione i compensi ai componenti dei vari Cda (di nomina politica).
Il cambiamento tuttavia non arriva e la gestione straordinaria sta di fatto diventando ordinaria. Al consigliere pd Giuseppe Di Pangrazio un anno fa era venuto il sospetto che l'era dei commissari fosse una scusa per prendere tempo, assicurare nomine di una parte piuttosto che che di un'altra, sfilando il controllo degli enti strumentali alla politica. Nel frattempo i commissari sono aumentati.
L'ultimo arrivato ad allungare una lista che poteva già essere da record è l'ingegnere Gianfranco Mascazzini chiamato a gestire l'ennesima emergenza, quella dei fiumi e della costa a rischio, con un budget di 40 milioni di euro. È il commissario numero 28 della lista che affonda le radici nel 2009, con la nomina a commissario per la ricostruzione del presidente della Regione Gianni Chiodi - che ha poi ricevuto l'incarico bis sul fronte della sanità - seguita dalla prima raffica di nomine, sempre nel giugno di due anni fa, ai vertici dei sette consorzi industriali. Così era e così è rimasto. In due anni i commissari hanno conservato i loro poteri e anzi sono aumentati con tutta la loro «straordinarietà». Dai parchi agli alloggi popolari, dalla gestione del ciclo idrico (acqua) all'agenzia per l'ambiente, al turismo.
In Abruzzo resta poco di pubblico che non sia commissariato. Seguendo una logica che per quanto sia ricorrente sa poco di straordinario, la prossima nomina può arrivare per la gestione del caos-rifiuti e delle discariche stracolme; oppure, ipotizziamo, può scattare sulle risorse energetiche, il problema delle ricerche petrolifere e della proliferazione degli impianti eolici. A quel punto, forse, qualcuno si potrebbe voltare e domandarsi: ma l'Abruzzo ha davvero bisogno di queste gestioni straordinarie? E quelle che sono iniziate due anni fa, che cosa hanno portato?
Tralasciando i più grandi temi su sanità e ricostruzione, la maggior parte dei commissari è stata nominata in attesa che venisse varata e si concretizzasse la riforma su società, consorzi e agenzie regionali, che prevede accorpamenti e riduzioni di amministratori, e le cui linee guida sono state approvate dal consiglio regionale nella prima metà del 2009. È ad esempio il caso dei consorzi industriali (Asi) e delle agenzie per l'edilizia territoriale (Ater). Anziché rinnovare le cariche di amministratori e presidenti, è stato preferito affidarsi ad una sola persona, «un tecnico», per ente, con ampi poteri decisionali nel suo campo, affinché potesse gestire il periodo di transizione. Il commissariamento dell'ente avrebbe dovuto portare a un maggiore snellimento dell'apparato burocratico, a una maggiore efficienza, alla soluzione di problemi incombenti, straordinari appunto. Di certo fa risparmiare alla Regione i compensi ai componenti dei vari Cda (di nomina politica).
Il cambiamento tuttavia non arriva e la gestione straordinaria sta di fatto diventando ordinaria. Al consigliere pd Giuseppe Di Pangrazio un anno fa era venuto il sospetto che l'era dei commissari fosse una scusa per prendere tempo, assicurare nomine di una parte piuttosto che che di un'altra, sfilando il controllo degli enti strumentali alla politica. Nel frattempo i commissari sono aumentati.
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