CORONAVIRUS
L'infettivologo: "L'Abruzzo ha raggiunto il plateau dei contagi"
La curva rallenta. Parruti: "Occorre attendere ancora per vedere effetti zona rossa, probabile che ci sia una coda di infezioni legate soprattutto all'assistenza delle persone già malate"
PESCARA. «C'è da attendersi una coda di infezioni, legate soprattutto all'assistenza delle persone già malate. C'è la possibilità che vi sia un ritardo della curva di discesa: l'Abruzzo ha raggiunto il plateau dei contagi». Lo dice all'Ansa il direttore delle Malattie infettive di Pescara, Giustino Parruti, membro del Gruppo tecnico scientifico regionale (Gtsr) dell'Abruzzo, analizzando l'attuale situazione, a nove giorni dall'entrata in vigore della zona rossa.
Per plateau (letteralmente altopiano) ci si riferisce al piano che assume la curva dei contagi dopo l’impennata iniziale e prima di scendere. Una fase di stallo. Si tratta di una fase comune a tutte le epidemie durante la quale, come sottolineato a più riprese da tutti gli esperti, è necessario mantenere tutte le misure di emergenza già previste per arrivare quanto prima alla discesa e per evitare un nuovo possibile picco di casi. Per un certo periodo di tempo il dato resta sostanzialmente stabile oscillando di poco vero l’alto o il basso.
Parlando di «misure ragionevolmente bilanciate», l'infettivologo sottolinea che per vedere gli effetti concreti delle restrizioni in atto e per capire come muoversi nelle prossime settimane «bisogna attendere ancora alcuni giorni, dobbiamo vedere se ci sono segnali solidi di spegnimento della circolazione del virus». In ogni caso, i primi risultati già si vedono: «A Pescara, ad esempio - dice l'esperto - si sono ridotti gli accessi in Pronto soccorso per insufficienza respiratoria. Prima erano 10-12 in 24 ore, negli ultimi giorni sono scesi a quattro, massimo sei». Parruti afferma poi che «ci aspettiamo un ulteriore miglioramento».
L'infettivologo si sofferma inoltre sull'«altissimo numero di tamponi che stiamo eseguendo» e sui dati relativi al Pescarese, che sembrano in crescita negli ultimi giorni: «Tali numeri - osserva - probabilmente sono dovuti anche ai tanti tamponi eseguiti. Dal mio punto di vista di osservatore clinico non ho l'impressione che vi sia una crescita, non mi sembra che ci siano più focolai sul territorio».