L’occupazione va giù, soffrono donne e giovani

21 Settembre 2007

Persi tremila posti rispetto al 2006. In crisi il settore dei servizi, bene l’agricoltura

PESCARA. Come accade da qualche tempo, il mercato del lavoro abruzzese appare apparentemente stagnante, stando almeno ai dati che l’Istat e gli altri istituti di ricerca diffondono periodicamente. Nulla sembra muoversi, tranne piccoli spostamenti dell’ordine dello zero-virgola. Ma in profondità la struttura produttiva regionale si va trasformando gradualmente e stabilmente nella direzione di una economia più adulta e di qualità, moderna, innovativa, aperta al mondo. Con tutte le contraddizioni del caso, con le inerzie e gli slanci che l’accompagnano.

 Così appaiono i dati sul mercato del lavoro del 2º trimestre 2007 diffusi ieri dall’istat. La forza lavoro è di 531.000, 2.000 unità in meno (-0,4%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La popolazione occupata è di 493.000 unità, con una diminuzione di 3.000 occupati rispetto al 2º trimestre 2006, pari allo 0,6%.

 Si tratta, commenta l’agenzia regionale Abruzzo Lavoro, di dati in controtendenza rispetto a quelli nazionali: «Per la seconda volta consecutiva, avviene una diminuzione in termini tendenziali delle forze di lavoro e dell’occupazione, diminuzione concentrata tra gli autonomi (-7.000), mentre si registra un confortante aumento tra i dipendenti (+5.000), anche se solo nella componente maschile».

 Il tasso di attività regionale scende di 0,1 punti percentuali (da 61,7% a 61,6%), il tasso di occupazione diminuisce di 0,3 punti (da 57,5% a 57,2%). La diminuzione dei tassi di attività e di occupazione riguarda esclusivamente le donne (-1% in entrambi i casi). Il tasso di disoccupazione aumenta di 0,2 punti (da 6,9% a 7,1%), risultando superiore al dato nazionale che è del 5,7%, e superiore del 2,3% rispetto al dato del Centro Italia (4,8%) ma lontano dal 10,6% del Mezzogiorno.

 Tutto male dunque? Forse no, perché guardando ai settori di attività si nota che l’occupazione cresce in agricoltura (17mila unità, +5.000 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), e soprattutto nell’industria, con seimila posti in più (gli occupati sono 156.000). In entrambi i settori le donne aumentano di 4.000 unità. Il dato dell’industria è ancora più significativo perché riguarda l’industria in senso stretto, al netto dunque delle costruzioni, che rimangono stabili.

Dove l’occupazione cala è nei servizi, dove i lavoratori sono 320.000, con un calo di 14.000 unità, di cui 10.000 donne. Resta invece stabile il commercio (87.000 unità). È la terza volta consecutiva che si registra un peggioramento nel settore terziario, ma è anche vero che questa occupazione risultava per larghi versi occupazione di cattiva qualità, precaria e a basso contenuto di innovazione.

 È dunque alla performance dell’industria che bisogna guardare per capire quale strada sta prendendo la regione. Abruzzo Lavoro lega la crescita dell’industria a quella dell’export (11,7% nel primo semestre), con particolare riferimento ai settori del metalmeccanico, dei mezzi di trasporto, degli articoli in gomma e materie plastiche, della carta e dei prodotti in carta.

 Un dati rilevato anche dall’assessore regionale alle attività produttive Valentina Bianchi: «La nostra Regione conferma di avere importanti possibilità di successo nei mercati internazionali», dice l’assessore Bianchi, «e questo ci sprona nel continuare nella nostra nuova impostazione delle azioni di sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo, dedicando importanti risorse alla formazione di imprenditori e di nuove figure professionali per accrescere le