alla regione
La Consulta boccia otto leggi in pochi mesi
Ultime in ordine di tempo: la norma sulle Ater approvata in regime di prorogatio e quella sui dragaggi
PESCARA. Con le due ultime sentenze della Corte costituzionale arrivano a quota otto le leggi regionali cassati in toto o in parte dalla Consulta in poco più di quattro mesi. Un record alimentato da due condizioni: il commissariamento della Sanità e quindi l’impossibilità per il Consiglio regionale di legiferare su temi sanitari, e la proroga di sei mesi della passata legislatura che ha limitato il potere legislativo di Consiglio e giunta solo alle norme urgenti e indifferibili, limite che il centrodestra non ha rispettato evidentemente alla lettera. Come dimostra la sentenza che boccia la legge regionale di riforma delle Ater, n.25 del 28 aprile 2014, approvata in regime di prorogatio dal Consiglio regionale presieduto all'epoca da Gianni Chiodi. Il provvedimento prevedeva che le aziende territoriali per l'edilizia residenziale (Ater) in deficit potessero vendere gli immobili a uso commerciale, i terreni non utilizzabili per l’edilizia sociale e gli alloggi inagibili, destinando i proventi al risanamento dei bilanci; nello stesso provvedimento veniva posto un tetto agli stipendi dei dirigenti che veniva equiparato agli emolumenti dei dirigenti regionali. La Consulta ha invece ribadito il «proprio costante orientamento», secondo il quale in situazione di prorogatio «i Consigli regionali dispongono di poteri attenuati e devono limitarsi al solo esercizio delle attribuzioni relative ad atti necessari e urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibilì». Chiodi oggi sostiene che l’urgenza c’era «nel caso specifico l'urgenza era rappresentata dalla necessità di facilitare i problemi dell'Ater di Chieti, che versava in un grave stato di deficit. Probabilmente non è stata ritenuta come una motivazione valida, ma se l'attuale governo regionale (che si era costituito in giudizio nel procedimento nello scorso agosto, chiedendo che le censure sollevate fossero dichiarate inammissibili o infondate, ndr) vuole può sicuramente riproporre il provvedimento».
Di tutt’altra natura è la seconda bocciatura, quella che, spiegano gli ambientalisti del Forum H2O «ha bocciato per l'ennesima volta una norma della Regione Abruzzo, questa volta sui dragaggi».
La Corte ha ritenuto «lesiva delle prerogative dello Stato e delle norme nazionali ed internazionali la Delibera di Giunta Regionale» del 2013, che regolamentava la materia e, in particolare, consentiva lo spostamento di sedimenti in mare fino a 25.000 metri cubi attraverso una semplice comunicazione dell'interessato. «Di conseguenza», spiega Augusto De Sanctis del F orum, «chiunque poteva spostare in mare da un punto all'altro materiale dragato senza un'autorizzazione vera e propria e, soprattutto, senza far riferimento ai criteri tecnici riguardanti la qualità chimico-fisica dei sedimenti interessati. Spostare materiale sommerso vuol dire rimettere in sospensione sedimenti che con le correnti possono viaggiare per chilometri e, quindi, andare a contaminare zone a grande distanza se non si prendono serie precauzioni».