Lo show di Fiorello Due ore sul palco fra battute e canzoni
L’AQUILA. «Quando nel 2012 ci sarà la fine del mondo, come dice Roberto Giacobbo di Voyager, vorrei avere Guido Bertolaso al mio fianco». Le luci bianche sul palco dell’Auditorium della caserma di Coppito, le atmosfere funky, le battute a braccio che il «Rosario nazionale» regala agli aquilani. Insieme a una serata di puro divertimento. Due ore di canzoni e risate targate Fiorello.
Non c’è spazio per la tristezza, in uno spettacolo in cui anche le canzoni lente si fanno più veloci, le ballate malinconiche diventano pezzi da discoteca e «Sapore di sale» viene suonata a ritmo di samba dall’orchestra di Enrico Cremonesi.
Non c’è tempo neanche per nominare il premier o fare riferimenti al No-Berlusconi Day. Anche il ricordo di piazza Duomo negli anni Novanta ha un sapore diverso nelle parole di Fiorello quando dice: «Nel 1993 venni all’Aquila a fare il Karaoke, ripenso alla piazza piena di gente, i ragazzi e i locali del centro. Tornarci oggi è tutta un’altra cosa, ma sono contento che il sole tornerà a splendere anche qui».
Ai quasi tremila spettatori, tra l’Auditorium e la vicina palestra della Guardia di Finanza, Fiorello non parla molto di terremoto, ma non rinuncia a chiamare in causa Bertolaso. «Mi sono trovato a prendere un the con lui questo pomeriggio», spiega, «ad ogni squillo di cellulare mi veniva un attacco d’ansia. Si sa che le persone normali ricevono le telefonate di cortesia di parenti e amici. Lui no, quando squilla il suo telefono c’è l’emergenza. Sono contento», prosegue, «che gli abbiamo assegnato finalmente l’ubiquità: lo vedi all’Aquila e poi contemporaneamente a Napoli e Messina. Pensare che quando c’era l’emergenza dell’esondazione del Tevere, c’era un Bertolaso per ogni ponte di Roma».
Altra «cavia» delle battute di Fiorello è Stefania Pezzopane. La chiama tra il pubblico, la va a trovare nelle ultime sedie in alto e poi le dedica una foto. «Cara presidentessa», le dice, «lei è una celebrità, dopo Clooney e Obama voglio fare anche io una foto, di quelle che può conservare sul comodino».
E poi c’è da presentare la rassegna, «Campi sonori - prologo della rinascita», una kermesse che accompagna L’Aquila dalla scorsa estate. «Avete avuto più vip qui che nelle prime 9 pagine di Donna Moderna», spiega, «per trovare uno spazio al mio show ho dovuto aspettare la serata del derby d’Italia tra Juve e Inter».
Più che di attualità, Fiorello preferisce parlare dell’Aquila.
«È una città importante, perché ha dato i natali a D’Annunzio», afferma, ma il pubblico - anche quello della palestra collegato in diretta audio - replica «noooo quella è Pescara».
Fiorello ci riprova con Benedetto Croce, ma la gente è ancora contrariata. «Però questa è la città di Alessia Fabiani e, soprattutto, Bruno Vespa, non è roba da poco».
Non c’è spazio per la tristezza, in uno spettacolo in cui anche le canzoni lente si fanno più veloci, le ballate malinconiche diventano pezzi da discoteca e «Sapore di sale» viene suonata a ritmo di samba dall’orchestra di Enrico Cremonesi.
Non c’è tempo neanche per nominare il premier o fare riferimenti al No-Berlusconi Day. Anche il ricordo di piazza Duomo negli anni Novanta ha un sapore diverso nelle parole di Fiorello quando dice: «Nel 1993 venni all’Aquila a fare il Karaoke, ripenso alla piazza piena di gente, i ragazzi e i locali del centro. Tornarci oggi è tutta un’altra cosa, ma sono contento che il sole tornerà a splendere anche qui».
Ai quasi tremila spettatori, tra l’Auditorium e la vicina palestra della Guardia di Finanza, Fiorello non parla molto di terremoto, ma non rinuncia a chiamare in causa Bertolaso. «Mi sono trovato a prendere un the con lui questo pomeriggio», spiega, «ad ogni squillo di cellulare mi veniva un attacco d’ansia. Si sa che le persone normali ricevono le telefonate di cortesia di parenti e amici. Lui no, quando squilla il suo telefono c’è l’emergenza. Sono contento», prosegue, «che gli abbiamo assegnato finalmente l’ubiquità: lo vedi all’Aquila e poi contemporaneamente a Napoli e Messina. Pensare che quando c’era l’emergenza dell’esondazione del Tevere, c’era un Bertolaso per ogni ponte di Roma».
Altra «cavia» delle battute di Fiorello è Stefania Pezzopane. La chiama tra il pubblico, la va a trovare nelle ultime sedie in alto e poi le dedica una foto. «Cara presidentessa», le dice, «lei è una celebrità, dopo Clooney e Obama voglio fare anche io una foto, di quelle che può conservare sul comodino».
E poi c’è da presentare la rassegna, «Campi sonori - prologo della rinascita», una kermesse che accompagna L’Aquila dalla scorsa estate. «Avete avuto più vip qui che nelle prime 9 pagine di Donna Moderna», spiega, «per trovare uno spazio al mio show ho dovuto aspettare la serata del derby d’Italia tra Juve e Inter».
Più che di attualità, Fiorello preferisce parlare dell’Aquila.
«È una città importante, perché ha dato i natali a D’Annunzio», afferma, ma il pubblico - anche quello della palestra collegato in diretta audio - replica «noooo quella è Pescara».
Fiorello ci riprova con Benedetto Croce, ma la gente è ancora contrariata. «Però questa è la città di Alessia Fabiani e, soprattutto, Bruno Vespa, non è roba da poco».