Ocre, chiusi i campi in quota
Cade la neve, smantellata la tendopoli di San Martino.
OCRE. Chiudono i battenti le tendopoli ad alta quota del comune di Ocre, che negli ultimi giorni hanno visto anche qualche fiocco di neve sulle tende. Delle frazioni, l’unica ad avere delle tende ancora abitate, è quella di San Felice. Smantellato anche il campo di San Gregorio. Le curve per arrivare a San Martino d’Ocre, a quota 1100, si percorrono ancora agevolmente, ma basta superare l’abitato di Monticchio e la frazione di Cavalletto per vedere il display dell’automobile indicare il pericolo ghiaccio, con neve a Rocca di Mezzo. Maltempo e basse temperature hanno portato, ieri, la neve a quote più basse, con precipitazioni che hanno raggiunto anche i campi di Ocre. Si tratta di acqua e neve, ma il fastidio per chi vive ancora in una tenda non è cosa da poco. Un fattore che ha spinto le forze di Protezione civile impegnate nei campi a stringere i tempi di chiusura.
I primi a muoversi sono stati i volontari dell’associazione «Insieme nel blu» di Pescara, un gruppo di sommozzatori, impegnati - per ironia della sorte - nella tendopoli a quota più elevata di tutto il cratere. Il gruppo, coordinato da Sergio Cipolla, ha lavorato ininterrottamente dal 6 aprile. Una serie di interventi in perfetta sintonia con la popolazione della frazione, ma anche con le organizzazioni del territorio, come la polisportiva di San Martino, la cui sede rappresenta la struttura di riferimento di tutto il campo. «Questa struttura, che ha retto bene al sisma, ha ospitato gli sfollati le prime due notti», spiega il presidente della polisportiva Adelio Nardis. Per gli abitanti di San Martino è una giornata di festa che si celebra tra castagne e vino. «Siamo felici di restituire le chiavi della struttura alla polisportiva», commenta Sergio Cipolla, «a noi non resta che smontare le tende, visto che tutti fortunatamente sono sistemati».
La cerimonia di chiusura nel campo c’era stata a inizio ottobre, ma i volontari non hanno voluto lasciare sole le ultime persone rimaste. Negli ultimi tre giorni c’erano solo 8 persone, a tutte è stata trovata una sistemazione in attesa dei Map. È proprio la consegna delle chiavi di dieci moduli abitativi provvisori che ha permesso la chiusura del campo di San Panfilo d’Ocre. Le tende rimangono montate in attesa dei traslochi ma è questione di ore. Ai dieci Map se ne aggiungeranno altri quattro. «Presto potremo dire di aver chiuso tutte le tendopoli del Com 4», assicura Alessandro Antole, della protezione civile di Belluno. Restano solo i campi di Pianola che conta una trentina di sfollati, Roio Colle che ne ha altrettanti e San Felice, gestita dal Cisom. C’è un clima diverso nell’ultima frazione di Ocre che ha ancora le tende montate.
Mentre negli altri campi si festeggia la chiusura, il clima qui è teso perché i volontari non riescono ancora a dare una risposta agli sfollati che sono rimasti, anche se - a conti fatti - si tratta solo di una decina. Nel campo non si può entrare se non accreditati e qualsiasi richiesta è rinviata a un’autorizzazione del Dicomac. Inutile, poi, spiegare ai volontari del Cisom che al Dicomac non esiste un ufficio autorizzazioni, né tantomeno un ufficio accrediti. Sono 1023 in totale le persone assistite nei 24 campi rimasti aperti nel Cratere. Nella giornata di ieri è stata registrata la chiusura della tendopoli di San Gregorio e quella di Bazzano è in fase di smantellamento. Complessivamente, oltre 22mila persone sono assistite negli alberghi, mentre quasi 4.000 persone sono già dentro gli alloggi del Piano Case e circa 500 nei Map.
I primi a muoversi sono stati i volontari dell’associazione «Insieme nel blu» di Pescara, un gruppo di sommozzatori, impegnati - per ironia della sorte - nella tendopoli a quota più elevata di tutto il cratere. Il gruppo, coordinato da Sergio Cipolla, ha lavorato ininterrottamente dal 6 aprile. Una serie di interventi in perfetta sintonia con la popolazione della frazione, ma anche con le organizzazioni del territorio, come la polisportiva di San Martino, la cui sede rappresenta la struttura di riferimento di tutto il campo. «Questa struttura, che ha retto bene al sisma, ha ospitato gli sfollati le prime due notti», spiega il presidente della polisportiva Adelio Nardis. Per gli abitanti di San Martino è una giornata di festa che si celebra tra castagne e vino. «Siamo felici di restituire le chiavi della struttura alla polisportiva», commenta Sergio Cipolla, «a noi non resta che smontare le tende, visto che tutti fortunatamente sono sistemati».
La cerimonia di chiusura nel campo c’era stata a inizio ottobre, ma i volontari non hanno voluto lasciare sole le ultime persone rimaste. Negli ultimi tre giorni c’erano solo 8 persone, a tutte è stata trovata una sistemazione in attesa dei Map. È proprio la consegna delle chiavi di dieci moduli abitativi provvisori che ha permesso la chiusura del campo di San Panfilo d’Ocre. Le tende rimangono montate in attesa dei traslochi ma è questione di ore. Ai dieci Map se ne aggiungeranno altri quattro. «Presto potremo dire di aver chiuso tutte le tendopoli del Com 4», assicura Alessandro Antole, della protezione civile di Belluno. Restano solo i campi di Pianola che conta una trentina di sfollati, Roio Colle che ne ha altrettanti e San Felice, gestita dal Cisom. C’è un clima diverso nell’ultima frazione di Ocre che ha ancora le tende montate.
Mentre negli altri campi si festeggia la chiusura, il clima qui è teso perché i volontari non riescono ancora a dare una risposta agli sfollati che sono rimasti, anche se - a conti fatti - si tratta solo di una decina. Nel campo non si può entrare se non accreditati e qualsiasi richiesta è rinviata a un’autorizzazione del Dicomac. Inutile, poi, spiegare ai volontari del Cisom che al Dicomac non esiste un ufficio autorizzazioni, né tantomeno un ufficio accrediti. Sono 1023 in totale le persone assistite nei 24 campi rimasti aperti nel Cratere. Nella giornata di ieri è stata registrata la chiusura della tendopoli di San Gregorio e quella di Bazzano è in fase di smantellamento. Complessivamente, oltre 22mila persone sono assistite negli alberghi, mentre quasi 4.000 persone sono già dentro gli alloggi del Piano Case e circa 500 nei Map.