Omicidio De Meo, lacrime e applausi ai funerali

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CASTEL DI LAMA. Un forte applauso ed un lungo silenzio hanno salutato per sempre Antonio De Meo. Ieri a Castel di Lama è stato il giorno del distacco dal ragazzo morto perechè preso a pugni da ragazzi rom. La chiesa parrocchiale di Villa Sant’Antonio era stracolma, coetanei di Antonio, adulti, anziani, molte donne.

Banchi strapieni, gente seduta sulle scale dell’altare e moltissimi in piedi, davanti alla bara di legno chiaro, coperta di fiori bianchi. E fra i tanti che hanno voluto essere presenti alla cerimonia funebre i sindaci di Appignano, il paese che anni fa visse una tragedia simile, Maria Nazarena Agostini, di Alba Adriatica e di Martinsicuro, Franchino Giovannelli e Abramo Di Salvatore. La loro presenza ha dimostrato grande solidarietà e profonda commozione. Fuori, davanti al sagrato della chiesa intitolata a san Filippo Neri, è rimasto il resto del paese in lutto per la scomparsa di un ragazzo di 23 anni. Nessuno è voluto mancare. Tutti si sono stretti accanto ad una famiglia distrutta, ma ricca di una compostezza infinita, che cerca di affrontare un dramma molto profondo con forza e coraggio. La mamma Lucia e la sorella Maria hanno asciugato a lungo il pianto inconsolabile di Paola, la ragazza di Antonio. Anche lei non si dà pace: è giovane, indifesa, le manca tantissimo Antonio. Soffre anche il fratello Domenico: «Quando ho rivisto mio fratello», osserva amaramente prima della cerimonia, «sono riuscito a dirgli solo una cosa: che un giorno ci rivedremo e allora torneremo anche a litigare ma soprattutto a stare insieme felici».

La scomparsa di Antonio ha lasciato tutti nello sgomento più profondo, anche chi non lo conosceva. «Era un angelo che non meritava tutto questo»: è stata la cuginetta di Antonio al termine della celebrazione funebre a dirlo e certamente tutti a Castel di Lama hanno condiviso. E anche l’applauso, improvviso, che è rimbombato forte nella chiesa, ha connotato la forte comunione di sentimenti fra i partecipanti alla cerimonia. «Era un ragazzo esemplare, amato e stimato. E’ stato vittima di un gesto inqualificabile», ha detto il vescovo di Ascoli, Silvano Montevecchi nell’omelia, facendo appello al perdono cristiano ma auspicando anche che «Dio renda consapevoli e coscienti del male che hanno fatto» i responsabili del delitto.

«La morte è una realtà lacerante, è uno oscuramento del cuore», ha aggiunto, «noi crediamo nella giustizia». E proprio questa voglia di giustizia ha rischiarato le vie del paese mercoledì sera durante la fiaccolata voluta dalla famiglia De Meo. Il lungo corteo è passato nei luoghi cari ad Antonio come quasi a volerlo sentire ancora in paese sorridente e pieno di sogni. Tutto è stato preparato in pochissime ore ed è stato annunciato con il passa parola ma ha funzionato perché si sono ritrovati tutti insieme uniti e solidali. La gente ha gridato, chiedendo che chi ha fatto del male paghi e che morti come queste non succedano più, ma lo ha fatto sottovoce, mostrando grande civiltà, così come accaduto durante i funerali. «Anche se i miei concittadini non hanno usato le parole, gli slogan o lunghi discorsi», osserva il sindaco di Castel di Lama, Patrizia Rossini, «hanno voluto dire tanto. Nessuno di noi dimenticherà mai un giovane educato, bravo e rispettoso come Antonio. Nessuno di noi può dimenticare la rabbia per quello che gli è successo. Ma lo facciamo con dignità».