ABRUZZO

Ristoranti e bar chiusi ad aprile, scatta la rabbia della categoria

E il presidente della Regione chiede al Governo la zona gialla dalla prossima settimana. La Cna scrive ai parlamentari

PESCARA. Rabbia e delusione dei rappresentanti di bar e ristoranti dopo la decisione del Governo di non prevedere zone gialle per tutto il mese di aprile e il conseguente obbligo di chiusura dei pubblici esercizi.

"Ci aspettavamo di poter riaprire dopo Pasqua - spiega Carlo Ferraioli dell'associazione ristoranti di Confcommercio Pescara - ma purtroppo pare che non sarà così. C'è un misto di delusione e rabbia perché, oltre al danno incalcolabile derivante da mesi di chiusure, si aggiunge la beffa di un decreto Sostegni che non va a coprire neanche il 5% delle perdite subite. Si aggiunga che siamo ancora in attesa di ricevere il contributo a fondo perduto della Regione e l'indennizzo del fondo della filiera della ristorazione per comprendere lo stato d'animo della nostra categoria. Facciamo qualche consegna a domicilio e un po' di asporto solo per mantenere il contatto con la clientela, ma si tratta di incassi risibili rispetto ai costi fissi. Ci auguriamo che la pressione che stiamo facendo a livello nazionale tramite Confcommercio e Fipe, possa produrre almeno la possibilità di riaprire a metà mese".

MARSILIO CHIEDE LA ZONA GIALLA. Sulla questione interviene anche il presidente della Regione Marco Marsilio auspicando la zona gialla per l'Abruzzo dalla prossima settimana e quindi la modifica del decreto Draghi. "Se anche la prossima settimana - ha rimarcato - all'esito della cabina di regia di venerdì, l'Abruzzo registrasse, per la terza settimana consecutiva, valori da regione gialla, che giallo sia. Perché, altrimenti, la situazione si trasformerebbe in una sorta di persecuzione nei confronti di un'unica categoria: quella dei titolari di bar e ristoranti".

CNA SCRIVE AI PARLAMENTARI. La Cna scrive ai parlamentari abruzzesi affinché "si battano nelle aule di Camera e Senato per modificare il decreto Sostegni" varato dal Governo Draghi. Il testo varato dal consiglio dei ministri, come fa sapere il presidente di Cna Abruzzo, Savino Saraceni, rischia di tagliare fuori dalla partita degli indennizzi una vastissima platea di piccole e micro imprese.

"Il parametro di riferimento scelto per l'erogazione dei contributi dal testo - spiega Saraceni - ovvero il fatturato, non è certo il più preciso per poter determinare l'effettiva sofferenza delle singole attività: a parità di fatturato, infatti, la marginalità dipende dalla struttura dei costi, che è estremamente variabile, ed in parte gode di interventi paralleli di sostegno pubblico, in primis attraverso il pagamento della cassa integrazione per i dipendenti". 

Un altro problema riguarda la platea dei potenziali esclusi e le imprese che avranno accesso ai contributi a fondo perduto. "La riduzione - argomenta Saraceni - della soglia delle perdite dal 33%, valore inizialmente preso in considerazione al 30% ha permesso sì di ampliare del 13% la platea delle imprese in difficoltà che potranno fruire degli aiuti. Con la nuova soglia, però, gli aiuti governativi potranno ristorare solo il 38% delle imprese che hanno riportato cali del fatturato nel 2020: che sono invece il 40,8% nella manifattura, il 36,8% nelle costruzioni, il 38,2% nei servizi". Secondo la Cna, la grande maggioranza delle imprese, pur avendo registrato una significativa flessione del fatturato, rimarrà esclusa comunque dai nuovi indennizzi.

Sareceni, infine, chiede che sia riconosciuto "un importo non inferiore ai duemila euro di indennizzo minimo alle tante imprese che per effetto del criterio dei codici Ateco, adottato precedentemente, non hanno finora ottenuto alcun ristoro".