ABRUZZO
Sì alla legge salva-trabocchi. Ma a Pescara si chiamano con la "v"
Progetto approvato in consiglio regionale con il voto contrario di M5s e l'astensione della coalizione di centrosinistra. E passa anche la differenziazione dei nomi a seconda dll'ubicazione e delle radici dialettali
L'AQUILA. Via libera alla legge "salva Trabocchi". A darlo è stato il consiglio regionale, che ha approvato a maggioranza, con il voto contrario del Movimento 5 stelle e l'astensione della coalizione di centrosinistra, il progetto di legge che prevede modifiche e integrazioni alle leggi regionali per il recupero e la valorizzazione dei trabocchi della costa abruzzese. I trabocchi sono una trentina, in una quindicina sono stati aperti anche i ristoranti.
Nella legge si fa riferimento anche ai nomi delle antiche macchine da pesca a seconda della loro posizioni e delle radici dialettali: con la "v" (travocchi) quelli che si trovano lungo la costa pescarese (molo di Pescara in particolare): con la b ("trabocchi") quelli della costa chietina.
La norma prevede che «la parte di struttura componente il trabocco destinata a ristorazione aperta al pubblico non può eccedere la superficie di 160 metri quadrati calpestabili e la parte destinata a servizi e accessori connessi alla ristorazione quali cucina e servizi, non può superare i 50 metri quadrati calpestabili». Inoltre, «l'attività di ristorazione può essere svolta con un'accoglienza massima di 60 persone inclusi ospiti e personale».
Sulla questione, nelle ultime settimane sono divampate roventi polemiche a seguito delle visite ispettive della Capitaneria che avrebbe accertato irregolarità urbanistiche legate all'ampliamento e messa in sicurezza delle strutture ricettive sul mare, in particolare nella costa teatina. Gli imprenditori, nel corso degli anni, anche grazie alle concessioni dei Comuni hanno allargato l'attività affiancando a quella della pesca anche la ristorazione.